Nella mattinata di ieri il giornale ha subito un raid della polizia volto a controllare che non venissero pubblicate vignette dal contenuto blasfemo, reato che in Turchia è punibile col carcere. Dopo l'intervento delle forze dell'ordine, che hanno verificato come il quotidiano non contenesse la copertina mostrante un Maometto piangente, il giornale è però andato regolarmente in edicola.
Centinaia di manifestanti di fede islamica si sono riuniti davanti alla sede del quotidiano, nel quartiere Sesli di Istanbul, gridando slogan contro il quotidiano e inneggiando allo Stato Islamico e all'azione dei fratelli Kouachi, prima di bruciare un gran numero di copie del giornale.
Sulla questione è intervenuto anche il primo Ministro turco Ahmet Davutoglu che ha descritto come la pubblicazione delle vignette sul profeta Maometto sia un'aperta provocazione ai fedeli musulmani. “La libertà di stampa non è libertà d'insultare” ha detto Davutoglu ai giornalisti in una conferenza stampa tenutasi ad Ankara il giorno dopo la pubblicazione del Cumhuriyet e di alcuni siti d'informazione turchi i quali hanno pubblicato la copertina incriminata.
“In questo Paese non permettiamo che si insulti il profeta – continua Davutoglu – e come governo noi non possiamo mettere allo stesso piano la libertà di stampa e la bassezza degli insulti”.
“Siamo determinati a proteggere l'onore del profeta allo stesso modo in cui ci siamo posti contro il terrorismo a Parigi ma se qualcuno pubblica vignette che insultano Maometto, è un'aperta provocazione alla sensibilità religiosa che c'è in Turchia” conclude.
Lo scorso mercoledì un tribunale turco ha ordinato il blocco dell'accesso ai siti online in cui viene mostrata l'ultima copertina dello Charlie Hebdo, dopo una petizione di un avvocato il quale affermava che la pubblicazione di quelle vignette avrebbe potuto causare disordini pubblici.