Due anni dopo, il 9 novembre 2014, la Catalogna celebra una consultazione elettorale non ufficiale sull'indipendenza, dopo che il Tribunale costituzionale spagnolo ha posto il veto su un referendum vero e proprio. L'80% degli elettori vota a favore dell'indipendenza, ma si sono recati alle urne solo in poco più di due milioni su 5,4 milioni di aventi diritto. A settembre 2015 Junt pel Sì, l'alleanza fra l'Erc il partito Convergencia di Mas, vince le elezioni regionali anticipate. A gennaio 2016 viene formato il nuovo governo catalano. Junt pel Sì ottiene l'appoggio esterno del partito secessionista della sinistra antisistema Cup. Per raggiungere un accordo, Mas è costretto a fare un passo indietro. Nuovo presidente della Generalitat diventa il compagno di partito Carles Puigdemont.
Il 13 marzo di quest'anno, la giustizia spagnola condanna Mas a due anni di interdizione dai pubblici uffici per aver organizzato la consultazione del 9 novembre 2014. Il 9 giugno scorso Puigdemont annuncia un referendum indipendentista per il primo ottobre. E si arriva a questi giorni. Il 6 settembre il parlamento catalano approva la Legge del referendum, mentre i partiti anti indipendentisti abbandonano l'aula per protesta. Puigdemont firma la convocazione del referendum, che viene sospeso il giorno successivo dalla Corte costituzionale spagnola.
Il 20 settembre la Guardia Civil spagnola arresta 14 alti funzionari del governo catalano impegnati nell'organizzazione del referendum e sequestra quasi dieci milioni di schede elettorali.
Gli indipendentisti protestano in piazza a Barcellona e Puigdemont dichiara di voler procedere comunque con il referendum.
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