Usa, nel 2011 spari contro la Casa Bianca: figlie di Obama rischiarono vita

Usa, nel 2011 spari contro la Casa Bianca: figlie di Obama rischiarono vita
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Domenica 28 Settembre 2014, 10:13 - Ultimo aggiornamento: 29 Settembre, 11:10
Altro che una sparatoria tra gang, come fu raccontato. I proiettili che una sera del novembre 2011 colpirono le finestre della Casa Bianca - quelle degli appartamenti presidenziali - misero in serio pericolo le figlie di Barack Obama. Lo rivela il Washington Post, che ha scoperto come i responsabili del Secrete Service non capirono immediatamente cosa successe. Anzi, impiegarono cinque giorni per scoprire che la Casa Bianca era stata colpita. Scatenando le ire di Barack e Michelle Obama.



Per quell'episodio un uomo di 23 anni, Oscar Ortega-Hernandez, sta già scontando 25 anni di carcere, dopo aver confessato di aver voluto compiere un attentato contro il presidente. Quello che rivela il Washington Post sono gli errori di valutazione e le falle del Secret Service in quell'occasione.



Un racconto dettagliato che - se confemato - è destinato a infliggere un altro durissimo colpo al corpo di elite votato alla protezione della first family, già nella bufera per i recenti episodi di intrusi che hanno messo a rischio la sicurezza della Casa Bianca e, potenzialmente, l'incolumità degli Obama.



Ma quello che successe l'11 novembre 2011, era un venerdì sera, fu davvero incredibile. L'attentatore riuscì a fermare l'auto davanti alla residenza presidenziale e, aperto il finestrino, mirò con un fucile semiautomatico agli appartamenti presidenziali al secondo piano sparando diversi colpi, almeno sette. I proiettili volarono almeno per 640 metri sopra il giardino sud della Casa Bianca. Uno colpì una finestra blindata a pochi passi dalla sala da pranzo, un altro si conficcò sulla cornice di una seconda finestra, e altri rimbalzarono sul tetto facendo cadere pezzetti di legno e di calcinaccio. Barack e Michelle Obama non erano in casa. C'erano però la madre della first Lady e Sasha, la figlia più piccola del presidente. Mentre Malia, la figlia più grande, stava rientrando da una gita.



Uditi i colpi molti degli agenti e dei cecchini di guardia erano pronti a intervenire, ma inspiegabilmente arrivò l'ordine di stare fermi.
Tutti furono informati che i colpi uditi erano stati probabilmente quelli del motore di un camion che passava nelle vicinanze. Un errore di valutazione grossolano. Ma non è tutto. Ci vollero cinque giorni perchè venissero scoperti i proiettili sparati. E la scoperta fu fatta non dagli agenti, ma da una domestica che notò dei calcinacci sul pavimento. Rivelato al mondo l'episodio, la prima versione ufficiale dei fatti fu quella di una sparatoria tra gang. Fino a quando Ortega davanti ai giudici non confessò il tentativo di attentato.
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