Solidarietà, epidemie e borsa nera, viaggio nei campi greci al collasso

Solidarietà, epidemie e borsa nera, viaggio nei campi greci al collasso
di Teodoro Andreadis Synghellakis
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Lunedì 21 Marzo 2016, 07:56
ATENE - Malgrado l’accordo dell’Unione europea con la Turchia, i trafficanti di esseri umani continuano a cercare di sfruttare la disperazione dei profughi che provano di lasciarsi alle spalle guerre e persecuzioni. La guardia costiera greca ha avvistato un natante dal quale erano stati obbligati a scendere venti profughi, in un piccolo isolotto vicino Chios. I due trafficanti hanno cercato di fuggire, ricorrendo ad una serie di manovre pericolose con cui avrebbero potuto anche speronare la motovedetta greca, ma dopo che la guardia costiera ellenica ha aperto il fuoco a scopo intimidatorio, hanno deciso di arrendersi. Verranno processati oggi per direttissima. Nel frattempo, la gestione della situazione, nelle varie regioni della Grecia, continua ad essere spesso ancora complessa. 

A Idomeni alcune centinaia di profughi hanno accettato di abbandonare la zona accanto al confine con la Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, per trasferirsi nei centri di accoglienza creati in molte altre regioni del paese. Ma c’è chi non demorde, e malgrado l’accordo firmato venerdì a Bruxelles spera ancora di poter passare il confine e proseguire il proprio viaggio verso Nord. Nelle ultime ventiquattro ore, più di quaranta uomini, principalmente siriani, hanno valicato la frontiera, riuscendo ad individuare una zona che al momento non era sorvegliata. Sono stati, però, individuati a breve distanza dalla polizia di Skopje, malmenati e costretti a tornare indietro in Grecia. Due di loro hanno dovuto farsi ingessare gamba e braccio, per le fratture causate dai manganelli. 

 

Il governo greco ribadisce che non intende usare la forza per sgombrare Idomeni, dal momento che, tra l’altro, ci sono tantissime donne e bambini. Ieri i medici hanno diagnosticato, ad un bambino, un caso di varicella. E non ci si può permettere, in condizioni igieniche assolutamente al limite, di aspettare che le temperature aumentino sensibilmente. In tutto ciò, i curdi hanno trovato il coraggio e la forza d’animo per onorare il Newroz, la loro festività tradizionale per l’arrivo del nuovo anno, che simboleggia la vittoria della luce sulle tenebre. 

LE FESTE CURDE
Per due giorni, hanno acceso fuochi, cantato e ballato, affidando alla ripetizione rassicurante del rito la loro quanto mai incerta quotidianità. Storie di speranza si intrecciano ad alcuni episodi di vile sfruttamento: molte famiglie greche, malgrado le difficoltà economiche, hanno deciso di aprile le loro case alle famiglie di profughi. Come la signora Maria ed il marito Yannis, ultrasettantenni, che vicino alla città di Kozàni -nel Nord del paese- stanno ospitando una coppia siriana con tre figli.

«Quello che mangiavamo da soli ora lo dividiamo, la nostra casa si è riempita di vita, di voci», hanno dichiarato ai giornalisti. La cosa che più ha colpito i due anziani greci, è che i loro ospiti, quando si sono svestiti per fare il bagno, avevano tutti le gambe e i piedi tremendamente gonfi. Per il cammino, per le ore passate in piedi e l’impossibilità di lavarsi in delle docce. Molte altri greci si presentano al Porto del Pireo, rendendosi disponibili per una specie di affido temporaneo di interi nuclei familiari di profughi che non sanno ancora quale sarà il loro destino. Accanto a tutti ciò, non mancano, tuttavia, anche alcuni personaggi senza scrupoli che ad Atene e al Pireo chiedono, specialmente ai siriani, di comprare i loro anelli o orologi a prezzi da borsa nera. A volte, anche a un decimo del loro valore. Ma sinora, in Grecia è prevalsa senza dubbio la solidarietà, merito che viene riconosciuto, in questi giorni, anche dalla stampa tedesca, che non è mai solita lesinare critiche ai greci.

 
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