Usa 2016, Trump paga la Brexit: il tycoon affonda nei sondaggi

Trump
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Domenica 26 Giugno 2016, 15:22 - Ultimo aggiornamento: 27 Giugno, 08:25
La Brexit e il possibile effetto domino dell'ondata populista che ha travolto il Regno Unito spaventano Hillary Clinton. Ma per ora, in vista delle presidenziali americane di novembre, è lei a volare nei sondaggi, con Donald Trump che sprofonda accumulando uno svantaggio a doppia cifra. La conferma - dopo i dati di Reuters e Ipsos - arriva da un'altra rilevazione, quella realizzata da Washington Post e Abc, che dà la Clinton avanti di 12 punti. E dire che solo un mese fa i numeri parlavano di un clamoroso sorpasso del tycoon. Hillary comunque resta cauta, anche perché altri sondaggi - vedi quello di Wall Street Journal e Nbc - parlano di un distacco su Trump più ridotto, di soli 5 punti.

Per molti osservatori è comunque ancora troppo presto per capire quale sarà l'effettivo impatto del referendum britannico sulla campagna elettorale statunitense. Ma buone notizie per Hillary arrivano da un altro fronte: la popolarità di Barack Obama non è mai stata così alta dal maggio del 2011, quando l'indice di gradimento verso il presidente schizzò ai massimi di sempre grazie all'annuncio dell'uccisione di Osama bin Laden. Una spinta in più per l'ex first lady nel momento in cui Obama ha cominciato attivamente a fare campagna per lei. E nel momento in cui la base democratica - seppur a fatica - cerca di ricompattarsi attorno alla Clinton dopo la fine della stagione delle primarie e l'endorsement di Bernie Sanders.

Ma nell'entourage della famiglia Clinton, riportano alcuni media americani, serpeggia comunque una certa preoccupazione. Hillary, ma anche l'ex presidente Bill, teme di non riuscire a intercettare quella rabbia sempre più profonda che anima l'elettorato americano, così come accade in Europa. E si fa strada il dubbio che non possa più bastare il messaggio finora portato avanti dall'ex segretario di Stato, volto a privilegiare la stabilità e i cambiamenti graduali rispetto al rischio caos dei cambi radicali invocati da Trump. In quest'ottica sarà fondamentale la scelta del candidato vicepresidente. E soprattutto il lavoro sempre più intenso che Hillary sta portando avanti con la progressista Elizabeth Warren e con lo stesso Bernie Sanders, per costruire un'agenda in grado di intercettare gran parte di quell'elettorato scontento che anche a sinistra è tentato dal non votare la Clinton.

Intanto Trump, nonostante parli di 'parallelismì tra Brexit ed elezioni americane, continua a vivere il suo momento più nero da quando è iniziata la campagna elettorale. Non è solo il crollo nei sondaggi. Il Washington Post spiega il 'mese orribilè del tycoon con un diffuso e crescente disagio dell'elettorato americano nei confronti di Trump, anche di parte dell'elettorato conservatore (circa un terzo) che non condivide la sua retorica incendiaria. A non piacere alla maggioranza degli americani anche il modo in cui il tycoon gestisce temi delicati di politica economica o estera mischiandoli con i suoi affari personali. Vedi l'esultanza per la Brexit mentre era in Scozia per inaugurare un suo golf club.

Così circa due americani su tre affermano che Trump non è idoneo a guidare il Paese, 'non qualificatò per fare il presidente. Sempre due su tre non condividono le affermazioni del tycoon su donne, minoranze e musulmani. E non pochi lo definiscono «razzista», in riferimento soprattutto alle affermazioni sui messicani. E un brutto colpo per il tycoon arriva anche dall'annuncio del premio Pulitzer George Willis, il più autorevole commentatore politico della destra americana, considerato «il più potente giornalista in America» dal Wall Street Journal: abbandonerà il partito repubblicano in segno di protesta proprio verso Donald Trump. E, in un intervento alla Federalist Society, ha invitato altri a seguire il suo esempio.

«Questo non è più il mio partito», ha detto Willis, che nel 1980 fu uno dei principali fautori dell'elezione di Ronald Reagan e per il quale la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l'endorsement che anche lo speaker della Camera, Paul Ryan, ha dato al tycoon newyorchese: «Trump presidente senza alcuna opposizione da parte dei repubblicani in Congresso sarebbe peggio di una presidenza Hillary Clinton con un Congresso a guida repubblicana».
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