Brexit, via ai negoziati con la Ue. May debole, i Tories le danno 10 giorni

May (Ansa)
di Cristina Marconi
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Lunedì 19 Giugno 2017, 12:51 - Ultimo aggiornamento: 20 Giugno, 13:45

LONDRA A più della metà dei britannici piacerebbe poter votare sulle modalità dell'uscita del loro paese dall'Unione europea. Non è un ripensamento, ma un aumento netto della cautela, quello che si sta verificando nel Regno Unito, paese alle prese con una profonda crisi politica dopo che dalle elezioni dell'8 giugno scorso è uscito un parlamento senza maggioranza e con una premier Theresa May gravemente indebolita e messa sotto accusa anche dai Tories.

Secondo un sondaggio di Survation, il 53% dei britannici sarebbe a favore di un secondo referendum al termine del negoziato con Bruxelles, che inizierà oggi e che dovrà concludersi entro il 31 marzo del 2019. Ad aprile il 54% dei britannici era fermamente contrario ad un nuovo voto, opzione che faceva parte del programma dei LibDems, usciti relativamente male dalle elezioni con solo 12 deputati.

Che un elettorato particolarmente volubile come ha dimostrato di essere quello britannico abbia davvero cambiato idea sulla Brexit è tutto da vedere, ma certo il paese sembra essersi allontanato dalla visione dell'intero processo come delineato dalla premier Theresa May, uscita malissimo dal voto dell'8 giugno scorso e la cui leadership sembra pericolosamente traballante.

Appena il 35% degli elettori, secondo un sondaggio del Mail on Sunday, è d'accordo con la sua affermazione secondo cui «non avere nessun accordo è meglio che averne uno cattivo» e il 69% dei britannici non vuole lasciare l'unione doganale, che è uno dei punti chiave del negoziato.

LO SCENARIO
Ma tra pressioni della grande industria, che chiedono che non ci sia una hard Brexit e che l'opzione di usare le regole dell'organizzazione mondiale del commercio per gestire i rapporti commerciali con il blocco europeo venga scartata, la situazione per la May, timidamente a favore dell'Unione europea durante la campagna referendaria dell'anno scorso e fautrice di un'idea oltranzista e radicale della Brexit che va al di là della sibillina indicazione degli elettori, che non hanno mai parlato di abbandonare il mercato interno, è incandescente.

Ma ieri il cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond ha confermato che il Regno Unito lascerà sia il mercato interno che l'unione doganale, anche se cercherà di negoziare un periodo di transizione più lungo per evitare che ci sia un passaggio troppo brusco per le imprese. Intanto secondo il Sunday Times i Tories avrebbero detto a Theresa May che ha solo 10 giorni per «risollevarsi» e recuperare la situazione di debolezza assoluta in cui versa prima che il partito prenda delle misure.

Ci sarebbero già almeno una dozzina di deputati pronti a mandare una mozione di sfiducia al comitato di deputati detto 1922, dopo che la gestione della tragedia della Grenfell Estate da parte di una May che membri del governo definiscono poco lucida, è stata giudicata catastrofica dall'opinione pubblica. Mercoledì ci sarà il discorso della Regina in Parlamento e dopo una settimana, il 28, i deputati voteranno i contenuti, che sono sostanzialmente il programma del governo per il 2017 e il 2018, inevitabilmente incentrato sulla maniera in cui si intende affrontare la Brexit.

Siccome i Tories governano con il sostegno esterno dei dieci unionisti irlandesi del Dup, il rischio che la May non ottenga la fiducia esiste.

L'atmosfera nel partito è ulteriormente peggiorata dopo che la May ha lasciato che fosse la regina a dare un senso di unità ad un paese che dal 22 marzo scorso ha avuto tre attentati terrorisitici, un attacco informatico all'NHS e un incendio devastante, tutti eventi che ne hanno portato alla luce la struttura più fragile del previsto.

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