La ministra britannica della cultura: «Brexit non è uscire dal mondo, con Italia interessi comuni»

La ministra britannica della cultura: «Brexit non è uscire dal mondo, con Italia interessi comuni»
di Marco Ventura
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Sabato 25 Novembre 2017, 09:34 - Ultimo aggiornamento: 26 Novembre, 13:33
«Ci sono 600mila italiani in Gran Bretagna e portano un contributo di incredibile valore nelle nostre scuole, nei nostri ospedali, nell'economia, negli affari. Vogliamo che restiate, che sappiate che siete considerati, rispettati, voluti e benvenuti. Dopo la Brexit, vogliamo che continuiate a venire da noi ed essere parte integrante della comunità britannica». Karen Bradley, segretario di Stato al Digitale, Cultura, Media e Sport (ma anche turismo), si trova in Italia su invito del nostro ministro della Cultura, Dario Franceschini.

Ministro Bradley, con la Brexit non ci sarà minore cooperazione? Anche meno fondi per le vostre Università dalla Ue?
«Noi usciamo dalla burocrazia della Commissione, non dall'Europa. La promessa del premier Theresa May a Firenze sulla Brexit è chiara: continueremo a investire nei campi in cui cooperiamo. Ad accogliere i vostri studenti, ormai più di 10mila. Resteremo nel progetto Erasmus, quanto ai mutui universitari dipende: bisogna procedere speditamente con i negoziati per definire al più presto le relazioni future e continuare a lavorare insieme per il bene di tutti».

Nessuna rinuncia al soft power, il potere morbido della cultura?
«Con la Brexit non ci ritiriamo dal mondo. La Gran Bretagna non chiude le porte, diciamo solo che la politica come si fa nella Ue non funziona per noi. Questo non significa che non siamo europei, che non siamo un Paese globale, che non accogliamo i cittadini italiani e europei in Gran Bretagna. Non so cosa farei a Bristol senza il gelato del mio amico Jack Lopresti. Ho conosciuto la figlia di Guglielmo Marconi, Elettra, donna brillantissima. Senza suo padre non avremmo la BBC. Senza gli italiani la nostra cultura non sarebbe quella che è».

Gli inglesi amano l'Italia, in particolare la Toscana. È così?
«Oh sì! Il suo panorama, la luce, i colori. Ma tutta l'Italia è bella. Ho passato la luna di miele a Milano, Sirmione, Garda e Venezia. Posti perfetti per due sposini. Cultura, gente, cibo, accoglienza da voi sono favolosi. Ho apprezzato molto il piano del ministro Franceschini per portare visitatori nei piccoli paesi, che in Italia hanno ciascuno la propria chiesa, la piazza dove sedersi, le opere d'arte».

Le nostre Università, a differenza delle vostre, non compaiono mai in cima alle classifiche. Che cosa ci manca?
«Noi abbiamo istituzioni di eccellenza con molti studenti internazionali, ottimi ricercatori, conferenzieri e professori da tutto il mondo. Ma non c'è nulla che manchi alle vostre Università. Le statistiche dicono che quando i ricercatori italiani e britannici lavorano insieme ottengono i fondi e i premi più prestigiosi. Mia cognata ha studiato italiano a Cambridge e vissuto per un anno a Milano, frequentando l'Università e lavorando. C'è una grande cooperazione tra istituzioni culturali britanniche in Italia e italiane da noi».

Che impressione le fa l'esclusione dell'Italia dai Mondiali di calcio?
«È un vero peccato che non possiamo ammirare il magnifico football e le performance dell'Italia. Ricordo tanti anni di match in cui avete messo in campo un talento immenso e una grande bellezza di gioco. Sono molto rattristata».

Che cosa ha lasciato il G7 della Cultura italiano?
«Sono molto grata all'Italia per averlo organizzato per prima. Il focus è stato sui caschi blu per la protezione dei beni culturali, voluti dal ministro Franceschini. Nel nostro esercito abbiamo una squadra di specialisti per la protezione culturale, addestrata dai caschi blu. Che il patrimonio comune venga distrutto e devastato come a Palmira, è insopportabile. Abbiamo pure un fondo speciale per dare supporto finanziario urgente e necessario, come nelle zone terremotate».

Come può svilupparsi la collaborazione con l'Italia?
«In tanti modi. L'Italia è la base della cultura europea. Noi britannici amiamo l'arte italiana. Mio figlio 14enne adora la Traviata. C'è stata una grande mostra di Caravaggio alla National Gallery e ovunque in Europa, anche in spazi contemporanei, si riconosce l'uso rivoluzionario della luce introdotto da Caravaggio».

Lei è una matematica. Non c'è solo l'arte del passato
«Scienza e arte sono sempre state legate, come in Leonardo. A Roma le strutture del Pantheon sono bellissime e tenute in piedi da duemila anni grazie alla scienza, all'ingegneria. È fondamentale che al di là della Brexit prosegua la cooperazione al livello più alto».

L'ingresso nei vostri musei è gratis. Sarà ancora così?
«Abbiamo preso questa decisione tanti anni fa e la manterremo. Il nostro principio è che la cultura dev'essere accessibile a tutti».

 
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