Regno delle Due Sicilie resuscitato da Brexit

di Mario Ajello
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Giovedì 13 Ottobre 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 20:26
Gli inglesi non sopportavano i Borbone: «Negazione di Dio», li definì Gladstone. E la Gran Bretagna, come si studia nelle nostre scuole, fu assai favorevole all’Unità d’Italia del 1861. Dunque, adesso, oltre che penoso e vergognoso per l’Inghilterra è anche paradossale che proprio laggiù venga restaurato, in chiave anti-italiana, il Regno delle Due Sicilie. Non c’è nulla di più anti-storico, con in più una buona dose di ignoranza e di razzismo, nella vicenda del modulo per l’iscrizione scolastica in cui le autorità inglesi chiedono ai nostri emigrati di che tipo di etnia siano i loro figli: «Italian», «Italian Any Others», «Italian Napolitan» (ed evidentemente gli inglesi non sanno che in inglese si dice «neapolitan» con la «e») e «Italian Sicilian»? Come se gli italiani del Sud fossero i nuovi paria agli occhi degli inglesi e il nostro Mezzogiorno, che i britannici erano soliti invidiare per la sua centralità nel Mar Mediterraneo, fosse la terra dell’«hic sunt leones». Poi il governo di Londra si è scusato con noi ma il caso resta.

Verrebbe da dire che dietro questo episodio pazzesco ci sia quel 52 per cento di inglesi che hanno scelto l’uscita dall’Europa nel giugno scorso e sono per lo più anziani che, come prima pulsione isolazionista, se la prendono con i bambini. Di sicuro questa trovata, che dovrebbe suscitare l’indignazione non solo dell’ambasciatore italiano ma dell’intero governo a cominciare dal presidente del Consiglio, svela quanto il voto sulla Brexit sia stato motivato da umori profondi che agitano la pancia dell’Inghilterra e che l’ex premier Cameron, accecato da personali ragioni politiciste, non ha saputo vedere.

Prendersela con i figli dei nostri emigrati, con gli studenti, con quelle generazioni già di fatto globalizzate, e applicare a loro il rigurgito isolazionista, il mito vetero-conservatore e in fondo nichilista della piccola patria, e proprio da parte di chi è stato un grande impero multirazziale, rappresenta una vergogna nella vergogna. E contiene tutto l’abisso in cui sembra precipitato il Regno Unito. Dove la calma è scarsa. La politica sta implodendo. L’economia è incerta. Così come lo è il futuro degli inglesi fuori dalla Ue. Che nel voto della Brexit è stata rifiutata in blocco ma certe aree geografiche del continente e i popoli che le abitano sono evidentemente più detestabili di altre secondo i nuovi paladini Britain First. Di questa sorta di apartheid applicato a se stessi e inflitto in questo caso ai napoletani e ai siciliani del tutto immeritevoli di questo trattamento. Che viene da vicino ma si porta dietro i più vieti pregiudizi tradizionali del tipo: italian spaghetti, italian mafia, italian corruption, italian dishonesty. 

Quando fu scelta la Brexit, gli italiani si sentirono traditi nel loro amore per l’Inghilterra. E alla luce di questo episodio, non da Great Britain ma da Little Britain, avevano ragione. Ora le giustificazioni del governo londinese hanno il sapore del posticcio. E sostenere che i vari marchi etnico-territoriali applicati agli italiani riguardino solo gli aspetti linguistici e non quelli razziali non va bene lo stesso. Perché gli inglesi dovrebbero sapere che anche la lingua in Italia è unitaria, dopo i tanti sforzi di alfabetizzazione compiuti in 150 anni e più, e se il napoletano e il siciliano siano veri e propri idiomi e non semplici dialetti non può certo stabilirlo una preside del Galles.

C’è da dire però che, indirettamente, anche noi italiani abbiamo qualche responsabilità nel fatto che veniamo dipinti come un Paese disomogeneo e troppo pieno di differenze tra il Nord e il Sud. Il divario economico-sociale tra le due parti della Penisola, in questi anni, non è diminuito ma aumentato. La questione meridionale non è più da tempo in cima all’agenda della politica, se non per iniziative episodiche. E il leghismo e la propaganda devoluzionaria hanno contribuito a dare dell’Italia all’estero un’immagine di disunità che comunque, al di là dei limiti appena notati, non corrisponde affatto alla realtà. Se non nello sguardo annebbiato degli inglesi che, incerti e spaesati ormai rispetto alla propria identità, fanno orrende schedature su quella degli altri.

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