In Brasile i primi Giochi Mondiali dei popoli indigeni: dal tiro alla fune al trasporto di tronchi

In Brasile i primi Giochi Mondiali dei popoli indigeni: dal tiro alla fune al trasporto di tronchi
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Giovedì 29 Ottobre 2015, 18:43 - Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 23:14
Migliaia di atleti indigeni di 23 etnie locali e

altri di 22 differenti nazioni, compresi alcuni provenienti da tribù africane e dagli aborigeni australiani si sfidano in Brasile fino al 1 novembre.

Si tratta della prima edizione dei Giochi Mondiali dei popoli indigeni. Non solo competizioni sportive nella città brasiliana di Palmas, capitale dello Stato amazzonico di Tocantins: 50 donne indigene, in rappresentanza delle varie etnie partecipanti, hanno dato luogo anche a una sfilata di bellezza molto apprezzata dal pubblico locale (circa settemila presenti). «Non si tratta di un concorso, ma di una maniera di mostrare la bellezza femminile caratteristica di ogni tribù», ha spiegato l'organizzatore dei Giochi, Carlos Terena. Fino domenica oltre 2.000 atleti si affronteranno in varie discipline, dal calcio, al tiro con l'arco, al tiro alla fune.



A differenza delle Olimpiadi, l'obiettivo della manifestazione non è vincere medaglie (ogni partecipante avrà diritto ad averne una) ma per aumentare la consapevolezza della cultura indigena in tutto il mondo. C'è il calcio, naturalmente, e tiro con l'arco, ma anche di lancio della lancia, il trasporto di tronchi e lo xiknahiti, un gioco che è come il calcio, ma ha praticato a quattro zampe, e solo con la testa.




LE TENSIONI

Non tutti i giochi di questo evento a Palmas, città sonnolenta nel cuore agricolo soffocante del Brasile, sono così semplici.
La manifestazione
arriva in un momento in cui le tensioni sono in aumento in tutto il Brasile tra le comunità indigene, che costituiscono circa lo 0,5% del paese (200 milioni di abitanti) e quelli di discendenza europea. Secondo il Consiglio Missionario della Chiesa cattolica per i Popoli Indigeni (Cimi), 138 indigeni sono stati uccisi in scontri per la terra lo scorso anno, con un incremento del 130% rispetto al 2013. Sabato scorso, un manifestante da parte dei cittadini degli Enawene Nawe, nello stato centro-occidentale del Mato Grosso è ucciso nel corso di un confronto con un gruppo di agricoltori e autotrasportatori.

Giovedi scorso, un gruppo di più di 100 attivisti di gruppi indigeni e movimenti sociali hanno invaso l'assemblea locale nel Mato Grosso do Sul per chiedere il boicottaggio dei prodotti agricoli dello stato a causa di una disputa sulla terra.

"Dato il contesto della situazione attuale in Brasile, siamo fortemente critica di questi giochi," Cléber Buzzato, il segretario esecutivo della Cimi, ha detto. "Il governo sta cercando di promuovere l'idea che noi celebriamo i popoli indigeni, mentre in realtà entrambi i loro diritti e, talvolta, i loro corpi reali sono sotto attacco.", ha dichiarato Cléber Buzzato, il segretario esecutivo della Cimi. “Stiamo andando a resistere” è lo slogan dei gruppi indigeni che lottano per mantenere la loro terra.
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