L'ira di Londra: «Non pagheremo alcun contributo extra al bilancio Ue»

L'ira di Londra: «Non pagheremo alcun contributo extra al bilancio Ue»
di Luca Lippera
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Venerdì 24 Ottobre 2014, 16:49 - Ultimo aggiornamento: 21:36
«Noi inglesi non pagheremo un euro in più». Il primo ministro britannico David Cameron ha dato l'ennesima prova che la Gran Bretagna ha una visione tutta sua dei trattati europei. Mentre Bruxelles spedisce lettere a destra e a manca - all'Italia e alla Francia, tanto per iniziare - il capo del governo britannico ha annunciato che non intende versare i due miliardi di euro extra richiesti all'Inghilterra dall'Ue come contributo al funzionamento della casa comune. L'Italia dovrebbe versare 300 milioni in più e anche Matteo Renzi, con un Paese però in condizioni ben diverse dal Regno Unito, si è schierato contro le richieste di Bruxelles.



Il rifiuto inglese, vista la ripresa dell'economia britannica, ha fatto scalpore. Cameron, teso in volto, ha annunciato il «no» del Regno Unito in una conferenza stampa a Bruxelles aggiungendo di essere «d'accordo con il primo ministro italiano». La presa di posizione arriva proprio mentre il nostro Paese e la Francia si preparano a rispondere alle osservazioni sui conti pubblici fatte dalla Ue. La Gran Bretagna si è vista chiedere il contributo extra perché le cose a Londra non vanno affatto male: il Pil è in salita e i funzionari europei, in base a leggi e trattati sottoscritti anche da Londra, hanno ricalcolato l'importo che l'Inghilterra dovrebbe versare al bilancio comune: 2 miliardi e 100 mila euro entro il 1° di dicembre. Ma il premier britannico, assediato in casa dall'Ukip, il partito che chiede l'uscita dall'Unione Europea, ha definito «inaccettabile» la richiesta. «Non andremo a prendere il libretto degli assegni - ha detto Cameron - per staccarne uno da due miliardi di euro».



La sfida di Cameron all'Europa è, secondo gli analisti, una diretta conseguenza del terremoto che sta scuotendo la politica inglese. Il governo britannico si sente con le spalle al muro. Lo United Kingdom Indipendence Party, il partito degli euroscettici guidato da Nigel Farage, alcune settimane fa ha ottenuto il primo seggio nel Parlamento di Westminster in una elezione suppletiva tenuta nel sud-est dell'Inghilterra. I laburisti e i conservatori sono stati letteralmente travolti. Il 20 novembre ci sarà un ulteriore voto suppletivo (anche questo innescato dalle dimisssioni di un parlamentare Tory) e l'Ukip assapora un altro trionfo. Il voto riguarda la contea di Rochester, a est di Londra, e i sondaggi vedono l'Ukip in grandissimo vantaggio sul partito di Cameron.



Un pagamento extra di Londra alla Ue verrebbe bollato, durante la campagna elettorale interna, come l'ennesima prova che la Gran Bretagna non ha nulla da guadagnare con la permanenza nell'Unione. Ma il ricalcolo del contributo è un fatto automatico, non una scelta politica. Il principio è semplice: chi ha di più versa di più e il di più aiuta i Paesi momentaneamente in difficoltà. La Francia, ad esempio, grazie allo stesso meccanismo, si vedrà riconoscere un credito di circa un miliardo di euro. Se la cosa e le difficoltà avessero riguardato Londra, il sistema di mutuo soccorso avrebbe funzionato allo stesso modo.



Ma i funzionari di Downing Street, sede del governo britannico, sembrano aver elaborato per l'occasione una nuova “dottrina”. «Non è accettabile - ha detto uno di loro citato dalla Bbc - cambiare i contributi per gli anni precedenti e chiederne la restituzione. La commissione europea non stava aspettando questi fondi (l'extra budget chiesto al Regno Unito, ndr) e faremo tutto il possibile per contestare questa richiesta». Il quotidiano The Times parla addiittura di una «volontà di punire i britannici» e il Daily Telegraph ipotizza un «prezzo per il successo» legato ai buoni risultati economici di Londra. Ovviamente la Gran Bretagna nel corso dei decenni ha incassato decine di miliardi di euro dall'Europa - come tutti gli stati membri, Italia inclusa - ma nessuno in quel caso si è mai sognato di gridare allo “scippo” o al sopruso.
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