Austria, in tour nella casa dove Natascha fu segregata e stuprata per 9 anni

Foto di Channel Seven
di Sabrina Quartieri
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Lunedì 26 Settembre 2016, 22:38 - Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 13:20

Da casa degli orrori a residenza di villeggiatura, perché è lì che Natascha Kampusch, rapita da piccola, fu rinchiusa per quasi nove anni, segregata e stuprata ripetutamente dal suo carnefice. Ma è sempre lì che la donna, tornata libera, trascorre i suoi fine settimana, per pulire e tenere tutto ordinato. Come racconta il Dailymail, Natasha, oggi 28enne, aveva appena dieci anni quando Wolfgang Priklopil, uno squilibrato, le strappò l’infanzia e la costrinse a vivere reclusa in un sottoscala segreto della sua casa appena fuori Vienna. L’incubo durò quasi una decade: la ragazzina era ridotta ad una schiava, abusata, colpita e rinchiusa. Poi arrivò il 23 agosto 2006 e tutto finì: la giovane riuscì a fuggire per sempre da quei luoghi dell’orrore e Priklopil, allora 44enne, rimasto solo, si tolse la vita saltando contro un treno in corsa.
 

 

 
A condurre la giornalista Rahni Sadler di Channel Seven in un agghiacciante tour tra le stanze della casa della lunga agonia è stata proprio Natascha. «In qualche modo per me ha funzionato come una terapia poter continuare a venire qui dentro», ha raccontato Kampusch alla reporter. Su Priklopil, il tecnico informatico che l'aveva costretta a diventare la sua schiava, solo poche parole: «C’era il lato oscuro di una personalità schizofrenica senza coscienza, ma anche una parte diversa, di chi voleva apparire una bella persona, un figlio coraggioso». Sulla decisione di non vendere la casa dove fu segregata, la donna ha spiegato invece che l’unica cosa che desiderava era che l'abitazione non diventasse “un parco a tema”. Quel luogo che, a distanza di anni, appare ancora intatto come se volesse mantenere la memoria dell’orribile passato di Natascha, doveva essere preservato.
 
In una recente intervista rilasciata al quotidiano tedesco Bild, Kampusch ricorda il momento della sua fuga. Priklopil le aveva ordinato di pulire la macchina, perché la voleva vendere. «Quel giorno avrei potuto mangiare un cavallo intero. Avevo preparato dei sandwich per la sua colazione ma per me non era rimasto nulla»,  racconta Natascha, che continua: «Alle 12,56 lui riceve una telefonata sul cellulare e si allontana perché non riusciva a sentire bene. A quel punto decido di correre verso il cancello, l’unica volta che non era chiuso con i soliti oggetti pesanti. Alle 12,58 stavo fuori, avevo di nuovo la mia libertà. Ero finalmente riuscita a mettere fine a quell’orrore iniziato nel marzo del ‘98 mentre andavo a scuola», ha sottolineato la donna. Kampusch ha scritto un nuovo libro sulla sua vita che da allora è andata avanti. Si intitola “Ten years of freedom” (Dieci anni di libertà), ma nonostante abbia guadagnato una fortuna inestimabile tra interviste televisive, libri e film, Natascha rimane sempre la piccola ragazza un po’ confusa degli anni della sua prigionia.
La donna ha potuto tenere la casa e la macchina di chi l’ha privata di un’infanzia normale, perché secondo gli psichiatri che l’avevano in cura, la sua riabilitazione doveva e poteva ripartire solo dai luoghi di quell’orribile esperienza. 

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