Apple rimuove l'app del New York Times dallo store cinese dopo inchiesta su sussidi miliardari

Apple rimuove l'app del New York Times dallo store cinese dopo inchiesta su sussidi miliardari
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Domenica 8 Gennaio 2017, 16:43 - Ultimo aggiornamento: 22:38
E' da considerarsi prossimo lo scontro tra i due colossi americani New York Times ed Apple, dopo che la società di Cupertino ha deciso di rimuovere la App del popolare quotidiano della Grande Mela dallo store cinese, su richiesta del governo asiatico, apparentemente a seguito della violazione da parte della app stessa di alcune leggi locali.

L'eliminazione di entrambe le versioni, in mandarino e in inglese, è avvenuta lo scorso 23 dicembre, ma la notizia è stata resa nota solo di recente. Per una strana “coincidenza” l'evento si è verificato proprio quando David Barboza, noto giornalista del quotidiano newyorkese, che già in passato aveva realizzato diversi scoop su episodi di corruzione in Cina, stava raccogliendo informazioni in merito a sussidi miliardari concessi dal governo del Paese alla maggior fabbrica di iPhone al mondo (quella controllata da Foxcoon), situata a Zhengzhou, in una regione cinese di estrema povertà, dove si producono 350 telefoni al minuto in condizioni di lavoro precarie.

L'inchiesta che il quotidiano stava conducendo avrebbe messo in luce alcuni dettagli non poco rilevanti, riguardanti in particolare gli investimenti stellari, gli incentivi e gli sgravi fiscali concessi da Pechino nei confronti delle produzioni cinesi con marchio Apple.

Non è la prima volta che il New York Times finisce nel mirino della censura cinese. Successe anche nel 2012, a seguito di un reportage sulle ricchezze accumulate dall'allora primo ministro Wen Jiabao: l'inchiesta svelò che la famiglia dell'ex premier controllasse una ricchezza di 2,7 miliardi di dollari. Da quel momento i successivi corrispondenti del New York Times non hanno mai più ottenuto permessi di soggiorno e si sono verificati numerosi episodi di oscuramento del sito web del giornale.

“La decisione di rimuovere la App è parte di un tentativo più ampio di prevenire l’accesso ai lettori in Cina a notizie indipendenti”, ha commentato la testata.

E nonostante il blocco messo in atto nel continente asiatico, il New York Times ha pubblicato comunque l'articolo, sul proprio sito, il 29 dicembre scorso. Vicenda, questa, che il nuovo presidente Trump potrà senz'altro utilizzare per schierarsi contro le aziende americane “sleali” che portano lavoro in Asia, dopo aver già ottenuto da diverse società (come la Ford e la United Technologies) la rinuncia a stabilire impianti all'estero.

Di fatto, la Cina rappresenta per Apple il secondo mercato, fornitore essenziale di componenti e sito di assemblaggio di molti di essi. Luogo di investimenti rilevanti e, da oggi, fonte probabile di futuri problemi.





 
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