L'intervista/ Tajani: «Per loro
andarsene non sarà un affare»

L'intervista/ Tajani: «Per loro andarsene non sarà un affare»
di Marco Ventura
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Sabato 9 Dicembre 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 08:19
L’accordo sulla Brexit? Non era affatto scontato. Ma lunedì avevo parlato con Theresa May ed ero più ottimista: lei era convinta di poter chiudere con noi prima della riunione del Consiglio europeo del 14-15 dicembre. La notizia dell’intesa l’ho subito commentata positivamente con il presidente cipriota Nicos Anastasiades». Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, parla a caldo da Cipro dove si trova in visita. 

Che impressione ha avuto parlando col premier britannico?
«Ho parlato con lei e col negoziatore europeo Michel Barnier. Da parte britannica ho riscontrato la voglia di concludere un accordo. È importante che l’Unione europea abbia dimostrato di essere unita. Nessuno si è fatto abbindolare da proposte particolari, frutto di colloqui a due. I 27 hanno una visione comune e le 3 istituzioni europee, Consiglio, Commissione e Parlamento, sono state compatte.»

Con quale risultato? 
«Questa prima intesa è un segnale positivo che va nella giusta direzione per concludere la prima fase della trattativa-quadro sui 3 principali punti della Brexit: i diritti degli oltre 3 milioni di cittadini europei che vivono nel Regno Unito, compresi circa 600mila italiani, le questioni finanziarie e di bilancio Ue tra Londra e Bruxelles, infine il problema delicatissimo del confine tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda.»

Che cosa farà ora il Parlamento europeo? 
«Mercoledì voteremo una risoluzione e la illustrerò al Consiglio prima del vertice di giovedì dei capi di Stato e di governo che dovranno decidere se passare alla seconda fase. Abbiamo superato un primo scoglio. Bisognerà ora implementare i 96 punti del documento, una buona base per arrivare alla stesura del Trattato che regolerà le nostre relazioni. Se il buongiorno si vede dal mattino sono abbastanza ottimista. L’accordo è una buona notizia per i cittadini europei. Andremo avanti con spirito costruttivo. È stata una buona giornata per la Ue. Abbiamo concluso anche l’accordo di libero scambio con il Giappone che aiuterà i Paesi europei compresa l’Italia.» 

La giurisdizione dei Tribunali britannici sui cittadini Ue in Gran Bretagna potrà dare problemi?
«Studieremo bene i contenuti dell’accordo. Ma Barnier e la Commissione hanno approvato e sono fiducioso. Ci sono troppi interessi comuni tra noi e il Regno Unito, grande attenzione al mercato interno e alla difesa europei, la grande maggioranza dei Paesi Ue è parte della Nato come Londra. Con la Gran Bretagna condividiamo poi la lotta all’immigrazione illegale. Loro escono dalla Ue, non dall’Europa, e puntano a essere una appendice del mercato interno europeo. Credo che alla fine prevarrà la collaborazione. E se qualcuno avrà problemi, saranno loro.» 

Quali le prossime tappe?
«Dopo l’accordo all’interno della Ue tra i 27 e il Regno Unito, la seconda sarà l’intesa tra Ue a 27 e un Paese che a quel punto non sarà più dentro l’Unione. Possiamo cominciare a lavorare sui contenuti della seconda tappa. In ogni caso il Regno Unito resta un interlocutore privilegiato.»

Quale potrebbe essere il modello di coesistenza? 
«Theresa May mi ha detto che sta lavorando per qualcosa che non sia una frattura definitiva. Anche il testo approvato non è frutto di chi vuole rompere tutto. Lei stessa mi ha detto che preferisce parlare di separazione e non di divorzio, perché il divorzio è irrimediabile mentre la separazione è un allontanamento temporaneo, non prevede un addio assoluto.»

Si può quantificare il costo di questa separazione?
«È presto per dirlo. Non sarà vantaggiosa per il Regno Unito. Credo che alla fine la hard Brexit sia irrealizzabile per loro, non la vogliono e credo che tutto sommato la May abbia optato per una soft Brexit.»

È pensabile il modello Norvegia?
«È possibile, la Norvegia è molto vicina alla Ue. Da parte mia non c’è alcuna visione punitiva del Regno Unito che è un Paese amico.»

Londra sarà integrata nel mercato interno?
«Le regole devono essere rispettate. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. I punti di contatto sono molti, ma stare dentro e stare fuori dall’Unione non può essere la stessa cosa. Varrà anche per il Regno Unito».

Per finire, ci sono sviluppi sul confronto tra Parlamento Ue e vigilanza Bce sui “Non performing loans” (prestiti non performanti)?
«Noi siamo convinti che tocchi al Parlamento legiferare. Rivendichiamo la centralità del Parlamento rispetto alla tecnocrazia. Le leggi le fa il legislatore, la burocrazia le deve applicare.»
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