Se i colloqui di pace tra il regime di Assad e l'opposizione, ripresi ieri sotto l'egida delle Nazioni Unite, fanno sperare a una prossima, sebbene difficile, conclusione del conflitto, un report dell'organizzazione Handicap International avverte che l'orrore e la minaccia per la popolazione siriana durerà ancora molto a lungo dopo la fine delle ostilità. «Nelle zone urbane toccate dal conflitto siamo in presenza di un vero e proprio “millefoglie esplosivo”», a dirlo è Emmanuel Sauvage, esperto di sminamento e supervisore del programma di riduzione dei rischi legati alle armi convenzionali e agli ordigni esplosivi improvvisati, attuato da Handicap International in Siria.
Da uno studio effettuato dalla ONG a Kobane emerge, infatti, una presenza media di dieci ordigni per metro quadrato in centro città. Il “millefoglie” di cui parla Sauvage è composto da un primo strato di bombe da disinnescare, uno strato di macerie e un terzo strato di ordigni potenzialmente esplosivi. Inoltre gli ordigni esplosivi improvvisati, IED, possono avere una carica esplosiva notevolmente superiore a quella delle mine antiuomo convenzionali, una minaccia di fronte alla quale l'equipaggiamento degli operatori risulta inefficace. Questa situazione rende il lavoro degli sminatori particolarmente complesso e pericoloso e allungherà di molto i tempi necessari per le operazioni di decontaminazione del territorio siriano.
Nella primavera del 2015, la squadra di Handicap International ha raccolto e distrutto oltre dieci tonnellate di ordigni inesplosi ma per decontaminare la Siria, secondo Sauvage, «sarà necessaria una mobilitazione senza precedenti della comunità internazionale e serviranno, senza dubbio, oltre trent'anni per riuscire a eliminare i rischi presenti sul territorio e permettere alla popolazione di riprendere possesso delle proprie città, abitazioni e campi».
Oltre agli IED, le principali città siriane sono disseminate da una percentuale non trascurabile di bombe inesplose piantate nel terreno, frutto dell'azione statunitense e russa. Una minaccia che un'eventuale prossima pacificazione del territorio non potrà fermare.
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