Allarme Hiv in Russia: almeno un milione di contagi. E nel 2019 potrebbero raddoppiare

Allarme Hiv in Russia: almeno un milione di contagi. E nel 2019 potrebbero raddoppiare
di Antonio Bonanata
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Domenica 24 Gennaio 2016, 16:02 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 13:15
È uno scenario preoccupante, che per di più non accenna a migliorare, quello descritto da Vadim Pokrovsky, a capo dell’Agenzia nazionale russa di lotta all’Aids: sarebbero almeno un milione le persone sieropositive in tutto il paese, ma le stime si spingono fino a un milione e mezzo. Un vero record negativo, mai toccato prima, che potrebbe persino essere battuto nel giro di tre anni, quando i contagi, se le previsioni non saranno smentite, rischiano di raggiungere la terribile soglia dei due milioni.

Pokrovsky, profondamente critico verso le politiche sanitarie intraprese finora dal Cremlino, spiega che, sulla base dei dati raccolti, la Russia è in proporzione il secondo paese europeo per numero di infezioni da Hiv, dopo l'Estonia. Più dell’1 per cento dei suoi 144 milioni di abitanti è risultato positivo ai test. Per dare un’idea, in Gran Bretagna, su una popolazione di 64,6 milioni, solo in 100mila convivono con la sindrome dell’immunodeficienza. «L’epidemia sta crescendo – ha aggiunto Pokrovsky allarmato – e purtroppo le misure di contrasto adottate finora sono chiaramente insufficienti».

Il responsabile del Centro nazionale di lotta all’Aids è da sempre scettico nei confronti delle misure prese verso questa emergenza sanitaria (che, fin dal primo caso registrato nel 1987, ha già ucciso 204mila persone). Nel 2014 sono stati segnalati 90mila nuovi contagi. Il 57 per cento delle diagnosi di sieropositività è da attribuire all’uso di droghe: la Russia è il primo paese al mondo nel consumo di sostanze stupefacenti per uso endovenoso, secondo uno studio del 2012 di Lancet; si parla di 1,8 milioni di persone. E, dato ancor più grave, solo il 30 per cento di coloro che hanno ricevuto una diagnosi positiva hanno accesso alla terapia anti-retrovirale, che impedisce la proliferazione del virus e blocca il passaggio da Hiv ad Aids conclamato. Vadim Pokrovsky aggiunge che ci vorrebbe almeno il doppio dei 475 milioni di dollari offerti dal governo per combattere l’epidemia di Hiv. Ma lo stato in cui versa l’economia del paese, con il crollo del prezzo del petrolio e le sanzioni internazionali imposte dall’Occidente per la crisi ucraina, è talmente grave che sperare in mance più generose è pura utopia.

Le ragioni dell’emergenza in cui langue oggi la Russia, è il pensiero di Pokrovsky e di molti altri, vanno ricercate nell'orientamento politico adottato dal presidente Putin verso queste problematiche: la crescente influenza dalla Chiesa ortodossa, che impedisce di avere un approccio laico a questi temi e ostacola in tutti i modi l’uso del preservativo; la criminalizzazione del mercato del sesso; il fallimento nella raccolta fondi per promuovere una linea preventiva più che curativa alla malattia. Per non parlare delle leggi anti-gay personalmente volute da Putin, come quella che vieta manifestazioni e adunate che promuovano cause a favore della comunità Lgbt, e che la Duma, il parlamento di Mosca, non ha tardato ad approvare. Tacciati dall’inquilino del Cremlino come “propaganda di relazioni sessuali non tradizionali”, i programmi informativi e di prevenzione dell’Aids raggiungono sempre meno persone. L’approccio repressivo verso drogati e omosessuali favorisce quindi una stigmatizzazione della malattia. La situazione dei gay russi, in particolare, è una delle peggiori al mondo: violenze della polizia, pestaggi, incarcerazioni illegittime sono una realtà quotidiana nel paese, e i media occidentali non hanno mancato di documentarlo.
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