Alessandro, in vacanza a Barcellona: «Mi ha salvato il mio amico spingendomi via dal furgone»

Roberto Silvani e Alessandro Cola nell'atrio dell'ufficio turistico di Barcellona, dove si erano rifugiati
di Andrea Arena
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Giovedì 17 Agosto 2017, 20:20 - Ultimo aggiornamento: 22:15
Quasi tre ore dentro l'ufficio turistico di Barcellona, insieme ad altre duecento persone di tutte le nazionalità: “E tante famiglie, bambini piccoli che piangevano, le serrande e le vetrine chiuse, l'ansia”. Così Alessandro Cola e Roberto Silvani, due amici 30enni viterbesi, hanno vissuto il pomeriggio di terrore che ha stravolto la capitale della Catalogna. E che, almeno per loro, sarebbe potuto andare addirittura peggio: “Camminavamo sulla Rambla – racconta Alessandro, buon giocatore di poker che era in città per un torneo di Texas Hold'em -, in un pomeriggio dedicato allo shopping dopo aver fatto tardi l'altra sera, appena arrivati. Poi abbiamo visto la gente che saltavca e correva, e che gridava 'attentato'. E questo furgone bianco che è spuntato a velocità sostenuta nel bel mezzo della via, nel settore riservato ai pedoni. Io ho impiegato un po' di tempo per reagire – dice Alessandro, che a Viterbo gestisce un'avviata agenzia di scommesse - E' stato Roberto ad accorgersi del pericolo, e a spingermi via dalla traiettoria del mezzo. Una spinta provvidenziale, visto che la ragazza che camminava accanto a me è stata investita”.

Il terrore chiama terrore, e crea scompiglio. Nel caos i due amici si perdono di vista, scavalcano i feriti, prendono direzioni diverse. “Ci siamo ritrovati venti minuti dopo dentro l'ufficio turistico, con altre duecento persone, una quindicina di italiani, cinesi, gente di tutto il mondo – riprende Alessandro – Dopo un'ora, qualcuno ha iniziato ad uscire con cautela, ma poco dopo ci è stato detto di rimanere dentro, perché il terrorista, o i terroristi, erano asserragliati a meno di duecento metri da noi, in un ristorante turco”. Intorno alle sette e mezzo di sera, il via libera definitiva, tutti in fila per lasciare il rifugio, mentre gli elicotteri sorvegliavano la zona dall'alto: “Avevamo programmato di tornare a fine mese – dice Alessandro – Abbiamo auto e albergo pagati, e c'è il torneo. Ma non so cosa decideremo di fare. Di certo, quello che abbiamo passato oggi sarà difficile da dimenticare, anche se sono sicuro che da domani e per qualche giorno Barcellona sarà la città più sicura del mondo. Lo dicono le probabilità”. Probabilità che per un giocatore di poker valgono più di ogni cosa, insieme alla fortuna.
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