«Aiuto, stiamo soffocando»: l'sms di Ahmed, 7 anni, arriva a New York e salva la vita di 15 profughi

«Aiuto, stiamo soffocando»: l'sms di Ahmed, 7 anni, arriva a New York e salva la vita di 15 profughi
di Anna Guaita
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Sabato 9 Aprile 2016, 17:52 - Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 00:32
NEW YORK – Un bambino afghano chiuso in un container con altri 14 profughi, vicino a morire soffocato in un’autostrada in Inghilterra. Un disperato sms attraverso l’Atlantico. Una corsa a salvarlo. 

La vicenda di Ahmed poteva finire con una tragedia terribile, se non fosse stato che settimane prima un gruppo di volontarie aveva distribuito decine di economici cellulari fra i bambini nel campo profughi di Calais. E proprio usando il suo, Ahmed è riuscito a contattare una delle volontarie, che era a una conferenza a  New York, e chiederle aiuto.

La signora Liz Clegg ha ricevuto un messaggio in un inglese approssimativo, pieno di errori, ma sufficiente per farle capire cosa stava succedendo: «Aiuto, l’autista non si ferma, no ossigeno, sono nel container, non scherzo, giuro nel nome di Dio». La signora aveva riconosciuto il numero come uno di quelli dei telefoni che aveva distribuito a Calais, dove lavora con il gruppo di volontari “Help Refugees”. Ha subito richiamato il numero, e si è trovata a parlare con il piccolo Ahmed, 7 anni. Il bambino è di madre lingua pashtu, ma Liz è riuscita a farsi dare alcune informazioni, e anche a raccomandargli di stare il più possibile fermo per non consumare troppo ossigeno.

Subito dopo la signora ha contattato una sua collega di Help Refugees, Tanya Freedman, e questa ha chiesto aiuto alla polizia. Un interprete di lingua pashtu ha potuto comunicare con il bambino, e intanto le autorità sono riuscite a localizzare il segnale del cellulare e identificare il camion. Lo hanno trovato fermo a una stazione di servizio su un’autostrada del Leicestershire. Ma nessuno si aspettava di aprire il portellone del container e trovarvi dentro non solo Ahmed, ma altri 14 adulti, tutti allo stremo delle forze.

I due guidatori del camion sono stati accusati di traffico umano. Avevano caricato i 15 clandestini a Calais. Ma una volta arrivati in Gran Bretagna non si erano neanche curati di controllare come stavano, di dar loro acqua e ossigeno.

Ahmed, il cui cognome non è stato reso noto, è ora in “custodia protettiva” ha detto la signora Freedman: «E’ straordinario che un bambino di sette anni abbia capito che la sua vita era in pericolo e abbia avuto la presenza di spirito di sapere cosa fare, dare le informazioni corrette e salvare se stesso e gli altri nel camion».
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