Esplosione nella cabina dell'aereo somalo, ecco la consegna del computer-ordigno al kamikaze

Esplosione nella cabina dell'aereo somalo, ecco la consegna del computer-ordigno al kamikaze
di Ida Artiaco
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Lunedì 8 Febbraio 2016, 16:25 - Ultimo aggiornamento: 22:16

Solo pochi giorni fa un’esplosione aveva squarciato la fiancata di un aereo passeggeri in Somalia. La notizia e le immagini della mancata tragedia avevano fatto il giro del mondo. L’unica vittima infatti è stato lo stesso attentatore, risucchiato fuori dal buco dopo aver azionato una bomba quindici minuti dopo il decollo dall’aeroporto di Mogadiscio. Oggi, i funzionari dell’intelligence del Paese africano hanno diffuso un altro video che mostra i momenti immediatamente precedenti la paura in volo.

Il filmato, pubblicato in esclusiva dal quotidiano inglese Daily Mail, mostra infatti due addetti aeroportuali mentre si scambiano un computer portatile, all’interno del quale pare fosse nascosto l’ordigno che ha provocato l’esplosione nell’Airbus A-321 lo scorso 2 febbraio. I due, come ha spiegato il portavoce del Primo ministro somalo, Abdisalam Aato, hanno poi consegnato il pc all’uomo che è successivamente morto dopo aver azionato la bomba, identificato come Abdullahi Abdisalam Borleh, un anziano residente nella Capitale. Entrambi i dipendenti dello scalo sono stati arrestati.

 



Gli inquirenti sono ancora a lavoro per cercare di capire se il kamikaze sia collegato ai terroristi islamici somali di Al Shabaab, a loro volta vicini ad Al Qaeda, oppure ad altri gruppi di matrice musulmana. Finora, infatti, l’attentato non è stato ancora rivendicato. Secondo le autorità che indagano sulla vicenda l’ordigno nascosto nel laptop conteneva esplosivo di tipo militare. Il presunto terrorista sapeva perfettamente dove sedersi e per questo aveva scelto un posto sull’ala destra, consapevole che la deflagrazione avrebbe potuto distruggere l’aereo in volo e uccidere le quasi ottanta persone che vi viaggiavano a bordo. Il veivolo, diretto a Gibuti, si trovava a poco più di tremila metri di altitudine quando si è verificata l’esplosione. 
 

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