L’aggressione è avvenuta la scorsa settimana, ma solo ora si scopre cos’era successo prima che il 31enne Allen Dion Cashe massacrasse la 35enne Latina Herring e suo figlio. Per ben due volte la donna aveva chiamato il 911, il numero delle emergenze. La prima volta una pattuglia della polizia è stata richiesta a un distributore di benzina, nel mezzo della notte, dove la coppia stava litigando. Latina voleva che l’uomo le restituisse le chiavi di casa sua, e lui continuava a sostenere di non averle.
Venti minuti più tardi, la donna chiamava di nuovo il 911, da casa sua. E di nuovo la polizia è arrivata e ha trovato la coppia nel mezzo di una lite. Ancora una volta, la donna chiedeva che l'uomo restituisse le chiavi di casa, e lui sosteneva di non averle.
E’ stato in quell’occasione che uno dei poliziotti ha deciso che si trattava solo di una lite, cioè di “un problema privato”, e ha ingiunto a Latina di smettere di chiamare il 911 e non lanciare più “accuse false”.
Il secondo poliziotto però ha espresso dei dubbi, e si sente che nella registrazione della body-cam si chiede se l’uomo non intenda “fare qualcosa” alla donna.
Purtroppo è proprio quello che è successo. Due ore dopo, all’alba, mentre nella casa di Latina tutti dormivano, Cashe è tornato, usando le proprie chiavi è entrato, e ha sparato all’impazzata. Adesso è in prigione, sotto l’accusa di omicidio premeditato.
Gli amici e i parenti di Latina Herring però sono convinti che la colpa non sia solo di Cashe: «Dovevano proteggerla – si sfoga LaDasha Beasley, la migliore amica di Latina -. Hanno protetto invece quell’uomo. Questa non è giustizia».
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