Zuckerberg: «Adoro Roma, prima impresa della storia»

Zuckerberg: «Adoro Roma, prima impresa della storia»
di Alessandro Di Liegro
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Martedì 30 Agosto 2016, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 20:08

Enea? Il primo imprenditore della storia. Almeno secondo Mark Zuckerberg, che nel suo Townhall Q&A con gli studenti della Luiss ha dato la sua versione del mito virgiliano: «Quest’uomo aveva una missione, servire la sua comunità trovando una nuova, grande, città. Aveva un gruppo di persone, di spirito forte, con la quale perseguirla. Ed è riuscito a superare le difficoltà non arrendendosi mai». Missione, team, perseveranza. Queste sono le tre chiavi per creare qualcosa di durevole nel tempo: «Come questa magnifica città», continua Zuckerberg, ma anche e soprattutto, nell’imprenditoria digitale. «Bisogna avere una mission chiara, che possa avere un impatto sulla società. Bisogna avere un gruppo di lavoro con il quale condividerla; nessuna delle cose più importanti nella storia dell’uomo è stata fatta da una persona sola. Bisogna insistere, purtroppo ho visto molte persone abbandonare le proprie idee o non sfruttarle a pieno», ha risposto Zuckerberg, nella sua classica maglietta grigia, alla domanda di Giacomo, che gli chiedeva quale fosse la ricetta per raggiungere il successo.
 

 


GLI STUDENTI
L’incontro del patron di Facebook (che ha seguito l’udienza papale privata del mattino e l’incontro con il premier Renzi a ora di pranzo), con più di 300 studenti, startupper e ospiti d’onore, nell’aula 200 del campus di viale Romania è iniziato con una dichiarazione d’amore per la città di Roma e con un pensiero per il sisma che ha colpito il Centro Italia. «Non appena ho saputo del terremoto ho pensato a cosa potessi fare per aiutare - afferma Zuckerberg - Sono orgoglioso del fatto che più della metà degli utenti Facebook dell’area ha utilizzato la funzione Safety Check per comunicare di star bene ai propri amici e familiari». «Quando accadono vicende del genere - ha continuato - l’attenzione mediatica e della gente dura poco, ma la sofferenza delle vittime permane. Per questo motivo abbiamo donato mezzo milione di euro alla Croce Rossa in pubblicità». Decisione che ha scatenato molte perplessità sul web. 

CESARE AUGUSTO
La passione di Zuckerberg per la Capitale è stata pungolata da più domande: «Amo Roma così tanto da aver studiato latino al liceo. Così tanto da esserci venuto in viaggio di nozze. Così tanto che mia moglie mi ha preso in giro perché nelle foto della luna di miele eravamo sempre in tre: io, lei e Cesare Augusto», ride Zuckerberg scherzando sul reale motivo della sua presenza romana: «In realtà sono venuto a cercare i Pokémon». La battuta gli dà lo spunto per introdurre due delle tematiche che sono parte della core mission di Facebook: la realtà virtuale - Facebook ha comprato Oculus Rift per 2 miliardi di dollari - e la realtà aumentata. «Sono la più grande piattaforma sociale mai inventata. Con la realtà virtuale potremmo praticamente entrare nei contenuti e vivere un’esperienza totale. La realtà aumentata, invece, ci permette di aggiungere elementi virtuali nel mondo reale».

Fra i progetti sui quali si sta concentrando il colosso di Menlo Park, c’è anche la missione di portare internet in ogni parte del mondo tramite il progetto dei droni a energia solare Aquila: «Noi vogliamo che tutto il mondo sia connesso, ma purtroppo una gran parte della Terra non ha una connessione internet per motivi economici, geografici o di conoscenza. Internet è un valore. Grazie ai nostri droni possiamo portare connettività nelle aree che più la necessitano». Zuckerberg ha accennato anche al Fair Group che si occupa di intelligenza artificiale, con il Gpu Partnership Program che vede coinvolta anche l’università di Modena e Reggio Emilia alla quale verrà quanto prima regalato un server per lo sviluppo di progetti legati all’intelligenza artificiale.

LA FAMIGLIA
Zuckerberg si è commosso pensando a sua figlia Max «che ancora non sa camminare, ma lo farà presto, credo» e a quanta gioia gli dia il suo gattonare verso di lui: «È la felicità. Questo è il periodo più lungo che passo senza di lei. Credo di avere una grande responsabilità che è quella di guidarla nel migliore dei mondi possibili. I miei nonni erano dei migranti, hanno fatto dei grandissimi sacrifici per far studiare i miei genitori. Un giorno mia madre mi fece sedere accanto a lei e mi disse: “Io e tuo padre siamo dei dottori e siamo contenti dell’impatto che abbiamo avuto nel mondo. Ma tu devi fare ancora di più”. È la prima volta che penso a questa cosa».

LA CONOSCENZA
Non sono mancate le domande scomode: come quella di Alessio, che gli chiede se Facebook abbia rovinato il processo di conoscenza fra le persone. «Non credo - ride Zuckerberg - anzi, noi incoraggiamo la conoscenza di persona, il faccia a faccia. Quello che facciamo è rendere possibile la connessione fra persone che non possono essere lì nello stesso momento, due persone lontane. Penso a me e mia sorella o i miei genitori, o mia figlia Max. Ora potrei connettermi a Facebook e salutare ognuno di loro». Davide, in video, da Napoli gli chiede se si vede come un editore. Zuckerberg è categorico: «No. Noi siamo una technology company, non una media company. Noi non creiamo contenuti, ma gli strumenti per diffonderli», svicolando da tematiche più stringenti come la questione - ancora aperta - per il riconoscimento dei diritti d’autore per i produttori di contenuti.
 

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