Yara, sentito il figlio 15enne di Bossetti. Difesa chiederà perizia su dna trovato sulla ragazza

Yara, sentito il figlio 15enne di Bossetti. Difesa chiederà perizia su dna trovato sulla ragazza
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Venerdì 15 Aprile 2016, 17:10 - Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 19:13
dal nostro inviato Claudia Guasco
BERGAMO - Arriva a bordo di una Clio nera guidata dal perito della difesa Ezio Denti e accanto a lui è seduta la mamma Marita Comi. Nicolas, 15 anni, è il figlio maggiore di Massimo Bossetti e alle tre del pomeriggio entra
nell'aula del Tribunale di Bergamo. Audizione protetta, solo la giuria e le parti dato che il ragazzo e' minorenne. Nicolas e' uno dei testimoni della difesa nel processo per l'omicidio di Yara Gambirasio e l'imputato è suo
padre. Un genitore modello, stando alla deposizione di Marita: portava sempre figurine e piccoli regali ai tre figli, giocava con loro, li seguiva nei compiti e li accompagnava in piscina. Ma per l'accusa è stato lui, la
sera del 26 novembre 2010, a far salire Yara sul suo furgone ad abbandonarla nel campo di Chignolo d'Isola.

BATTAGLIA SUL DNA
I difensori di Bossetti puntano a scardinare l'impianto accusatorio contrattaccando su quelle che la Procura considera prove inattaccabili: il dna, le fibre trovate sui legging della ginnasta, le microsfere ricondotte a materiale per l'edilizia isolate sotto le suole delle sue scarpe e i filmati del furgono Daily bianco che la sera della scomoarsa della ragazzina va su e giu' per le strade attorno alla palestra di Brembate. Cinque le perizie richieste: una genetica, una sull'allineamento orario delle telecamere, una sulle fibre, un'altra sulle sfere e infine una perizia medico legale.

"E' del tutto evidente che questo e' un processo in cui la prova scientifica e' assai importante", dice davanti alla giuria l'avvocato Claudio Salvagni. "La prova scientifica non ha autoreferenzialita', qui abbiamo ascoltato tanti
luminari che hanno cercato di giustificare macroscopiche anomalie e non hanno mai trovato la soluzione", afferma il difensore. Una su tutte: "La mancanza di dna mitrocondriale, con conseguenti articolate elucubrazioni".
Tre minuscole tracce miste di sangue sono state trovate sui leggings e sugli slip di Yara e da queste e' stato fatto il confronto con il dna del muratore di Mapello, dopo avere ottenuto un campione della sua saliva con il pretesto
dell’alcoltest. Una comparazione che all’epoca diede un match scientificamente sicuro e portò al fermo del manovale ma i legali, con il loro consulente, il genetista Marzio Capra, rilevano quella che definiscono
una palese incongruenza: il dna mitocondriale (che identifica la linea di ascendenza materna) di “Ignoto 1” sugli indumenti di Yara non corrisponde a quello di Bossetti. Una tesi difensiva alla quale l'accusa ribatte sostenendo che esiste piena compatibilità fra entrambi i dna nucleari, ovvero quelli che identificano la persona senza alcun margine di dubbio.

CELLE TELEFONICHE
Tre i testimoni ascoltati oggi in tribunale c'e' il consulente informatico della difesa Luigi Nicotera, che ha ricostruito il posizionamento dei cellulari di Yara e Bossetti la sera del 26 novembre 2010. Il perito fa
notare come Bossetti alle 17.45 aggancia un settore della cella di via Natta a Mapello, mentre Yara riceve un messaggio alle 18.53 e aggancia un altro settore della stessa cella. Questa pero' ha una zona di copertura molto
ampia (da 2 a 5 km quadrati) e quindi i due potevano essere distanti. Sempre secondo il tecnico, quel 26 novembre, fra le 18.25 e 18.44 Yara si trova all'interno della palestra, mentre alle 18.49 è  all'esterno e alle 18.55 il
suo cellulare aggancia una zona a nord dell'impianto sportiva, ma non il campo di Chignolo d'Isola. Replica della pm Letizia Rugegri: "Si tratta di valutazioni probabilistiche, considerata l'estensione della cella. Yara poteva essere in una zona esterna ma adiacente alla palestra oppure in una zona geografica diversa".

Nicotera riferisce poi dei rapporti telefonici tra Bossetti e la moglie Marita Comi, facendo notare che per sette giorni la coppia non si è sentita, e racconta del modo in cui Bossetti usava il telefonino: tra il 2010 e il
2011, spiega il consulente, il muratore ha telefonato sempre alle stesse persone e con la stessa frequenza, senza anomalie ne' cambio di abitudini nel periodo successivo alla sparizione della ragazzina.

PERIZIA DEL PM
Il pm Letizia Ruggeri ha chiesto che siano acquisiti gli approfondimenti svolti dal Ris e da studiosi dell'università di Parma riguardo il furgone "Fiat Daily" ripreso dalle telecamere di sorveglianza il 26 novembre del 2010 a Brembate di Sopra che, secondo l'accusa, apparterrebbe a Massimo Bossetti, imputato per l'omicidio di Yara Gambirasio. «Si tratta di approfondimenti videofotografici con le misurazioni in relazione ai luoghi in cui il furgone è stato ripreso - ha spiegato il pm - Rilevazioni effettuate con criteri precisi e che dimostrano come quel furgone abbia inequivocabilmente un passo di 3.450 centimetri». Secondo il magistrato, la relazione del consulente della difesa era stata eseguita con «criteri inadeguati e che falsano la realtà». L'esperto della difesa, Ezio Denti, nella scorsa udienza, aveva illustrato una sua consulenza per cercare di dimostrare come il furgone di Bossetti e quello ripreso nelle telecamere fossero diversi. L'accusa ha inoltre chiesto di acquisire la corrispondenza di Bossetti in carcere. Un carteggio che comprende le lettere di Gina, la misteriosa ammiratrice del carpentiere di Mapello.


 
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