Yara, i Ris: «Sulla traccia di Ignoto 1 c'è un'evidenza inequivocabile»

Yara, i Ris: «Sulla traccia di Ignoto 1 c'è un'evidenza inequivocabile»
3 Minuti di Lettura
Sabato 21 Novembre 2015, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 10:34

La presidente della Corte d'assise di Bergamo, Antonella Bertoja, lo spiega, a scanso di equivoci: «Gli approfondimenti serviranno a verificare l'attività compiuta, non le conclusioni», e dispone che gli ufficiali del Ris di Parma che arrivarono a identificare il Dna di Ignoto 1 (saranno poi altri laboratori a stabilire che quel Dna appartiene a Massimo Bossetti) depongano sulla scorta dei «dati grezzi», ovvero sui fogli di lavoro, sulla base dei quali hanno lavorato sugli slip e sui leggins che indossava Yara Gambirasio quando fu trovata uccisa in quel campo di Chignolo d'Isola, il 26 febbraio del 2011, tre mesi dopo la scomparsa.

E alla fine degli accertamenti trovarono Ignoto1, il 6 maggio dello stesso anno.

Gli avvocati del muratore di Mapello non nascondo la loro soddisfazione: «Decisione importante che serve a fugare i dubbi perchè solo in questo modo potremo sapere se quegli accertamenti, per essere validi, rispondano ai criteri minimi stabiliti da una sentenza della Cassazione».

Per gli ufficiali del Ris Fabiano Gentile e Nicola Staiti, però, gli accertamenti svolti hanno dimostrato in modo inequivoco che la traccia di Dna appartiene a Ignoto 1 ed «esiste una possibilità su miliardi di miliardi che possa appartenere a un'altra persona». Conclusione a cui arrivano dopo aver raccontato le loro indagini complesse, mentre è rimasta fuori dall'aula la questione (ancora non si è capito quanto processuale o mediatica) del video con i fotogrammi del furgone attribuito a Bossetti.

«Non c'è falso», sostiene la parte civile. «È un tarocco di Stato», ribadisce la difesa. Difesa che viviseziona il lavoro del Ris e chiede conto della ragione per cui non fu stabilito l'origine del fluido appartenente alla maestra di ginnastica ritmica di Yara, Silvia Brena, trovato sul polsino del giubbotto di Yara mentre intorno alla traccia ne furono trovate altre che, ad una prima analisi macroscopica, potevano sembrare di sangue per la colorazione rossastra.

«Perchè in quelle condizioni, quando si identifica il Dna, non si torna indietro e non si può più stabilire l'origine del fluido - è stata la risposta - e noi preferimmo stabilire a chi apparteneva quella traccia». Intercettazioni e altre indagini esclusero che la maestra avesse avuto un ruolo nella vicenda. Domande insistenti, quelle dei difensori, e tese a parcellizzare l'operato del Ris le cui risposte hanno provocato commenti rumorosi tra qualcuno del pubblico, tanto che il pm Letizia Ruggeri è voltata verso il fondo dell'aula e ha scandito: «La prossima volta chiamo i carabinieri per l'identificazione».

E la presidente Bertoja: «Invito il pubblico a evitare uscite imbarazzanti prima ancora di aver capito le risposte, perchè potrebbe essere turbata la serenità del dibattimento e dei testimoni». Nel pomeriggio, accolto da un brusio di sorpresa del pubblico, ha fatto la sua apparizione in aula il comandante del Ris Lago che si è seduto accanto al pm Ruggeri, quasi a sostenere con la sua presenza l'operato del reparto che dirige. La difesa incassa il risultato degli approfondimenti sul Dna di Ignoto 1 anche sulla scorta dei "dati grezzi" e spiega: «Non vogliamo fare un processo alle indagini o ad altre persone che non sono imputate, ma per difendere un uomo accusato del peggior crimine dobbiamo sapere quello che sta intorno a quella macchiolina, mettendo anche i nostri consulenti in condizione di discuterne».