Yara, su “Gente” il memoriale della moglie di Bossetti: «So che non è un assassino»

Yara, su “Gente” il memoriale della moglie di Bossetti: «So che non è un assassino»
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Sabato 9 Agosto 2014, 21:21 - Ultimo aggiornamento: 11 Agosto, 17:14
Non stato mio marito a uccidere Yara, ne convinta Rita Comi, la moglie di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello in carcere per l'omicidio Gambirasio.



La donna ha affidato a "Gente" un memoriale in cui spiega la sua verità e racconta la sua vita familiare prima che questa vicenda travolgesse lei e i suoi figli.



«Da quando è rinchiuso l'ho incontrato sei volte. Ci guardiamo, lui piange spesso, dice che gli manca tutto e si chiede perché», dice la donna che in casa non pronuncia mai la parola "assassino". Così come quell'altra parola, carcere. «Se i ragazzi chiedono: il papà dove sta? Sta con i carabinieri, rispondiamo. Perché è coinvolto nella storia di Yara, basta».



Padre di famiglia. Rita Comi si scaglia quindi contro le ricostruzioni sulla personalità del marito pubblicate da giornali e tv: «Sono state scritte tante illazioni e bugie, lui è un bonaccione. Hanno detto che quel pizzetto biondo gli dà una faccia da vizioso. Ma quale vizioso! Lui è biondo così. Ha la faccia di uno che lavora duro, si fa i fatti suoi, ha una faccia da buon padre. Anche la storia delle lampade: ne avrà fatta qualcuna, che male c'è, ma non tutte quelle che raccontano».



L'alibi. E sulla data del 26 novembre 2010, quando è scomparsa Yara, la donna spiega : «Se Yara fosse stata uccisa al mattino o al pomeriggio, forse non potrei giurare sull'innocenza di mio marito. Ma quella bambina è morta dopo le 19, forse dopo le 22. Massimo non poteva essere là fuori a uccidere, perché era a casa. Mi dicono: come fai a esserne certa? Perché ogni giorno per noi è identico all'altro, da sempre. Ecco perché posso sostenere: io so che non è lui, io gli credo. La banalità felice della nostra esistenza è il nostro alibi, la mia sicurezza».
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