Processo disciplinare per Woodcock: abuso nei confronti di un indagato

Il pm di Napoli Henry Woodcock
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Giovedì 23 Novembre 2017, 22:27 - Ultimo aggiornamento: 24 Novembre, 20:17
Va celebrato un processo disciplinare a carico dei pm napoletani titolari dell'inchiesta Consip, Henry John Woodcock e Celeste Carrano. Dopo sei mesi di istruttoria è la conclusione alla quale è giunto il Pg della Cassazione Pasquale Ciccolo, che ha chiesto alla Sezione disciplinare del Csm di fissare la data dell'udienza. Il giorno sarà stabilito nelle prossime settimane; e tenuto conto che c'è già un calendario molto fitto, è probabile che si andrà dopo Natale. «No comment», si è limitato a rispondere Woodcock alla notizia dell'iniziativa del Pg. Ai due magistrati viene contestato un interrogatorio: quello dell'ex consigliere di Palazzo Chigi Filippo Vannoni. Indicato dall'ex ad di Consip, Luigi Marroni, come uno degli interlocutori che lo informarono di un'inchiesta in corso, Vannoni venne ascoltato dai pm napoletani come persona informata dei fatti, cioè come testimone, dunque senza l'assistenza di un difensore. Secondo il pg della Cassazione c'erano però già allora gli elementi per iscriverlo nel registro degli indagati, cosa che poi fecero i pm romani. Per questo averlo sentito come testimone avrebbe leso le sue garanzie difensive.

Woodcock deve però rispondere anche un'altra accusa.
Si riferisce ad un articolo pubblicato il 13 aprile scorso dal quotidiano La Repubblica nel quale si riportavano frasi virgolettate del magistrato relative sempre alla vicenda Consip, che il pm avrebbe pronunciato parlando con alcuni colleghi. Erano giorni di polemiche accese, dopo la notizia che il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto era indagato per falso a Roma per aver attribuito ad Alfredo Romeo, l'imprenditore al centro dell'inchiesta, un'affermazione su un incontro con il padre di Matteo Renzi, Tiziano, in realtà pronunciata da Italo Bocchino. Il quotidiano attribuì a Woodcock l'opinione che quel falso doveva essere il frutto di un mero errore, non certo di un depistaggio intenzionale. A maggio, dopo una relazione al Csm dell'allora procuratore reggente di Napoli Nunzio Fragliasso, Il Pg della Cassazione avviò l'azione disciplinare, accusando il pm di un comportamento «gravemente scorretto»: sia nei confronti di Fragliasso per non aver rispettato il suo invito a mantenere un assoluto riserbo con gli organi di informazione, sia nei confronti dei colleghi della procura di Roma per aver pubblicamente «contraddetto e svalutato l'impostazione dei magistrati della capitale».
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