Vizi italiani/ La prevalenza del cattivo nel pallone

di Nicola Piovani
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Domenica 25 Febbraio 2018, 00:02
Va di moda la “cattiveria”. La parola “cattiveria” è sempre più diffusa nel linguaggio calcistico, ma non solo. «È un attaccante che manca di cattiveria», «abbiamo giocato bene, ma non siamo stati abbastanza cattivi», «l’onorevole è risceso in campo con la giusta cattiveria». Al bar sport che frequento io, i tifosi accalorati usano in continuazione il termine “cattiveria” al posto di precisione, potenza, velocità, freddezza, concentrazione e – in ultima istanza – fortuna. Io, fino a poco fa, per giocatore “cattivo” intendevo il terzino picchiatore senza scrupoli, l’interditore sleale che mena quando sa che l’arbitro non lo vede, il marcatore che con fallo cattivo da dietro spacca il piede dell’attaccante: in una parola, giocatore “cattivo” è per me il contrario di “sportivo”. Credo che l’attaccante fuoriclasse abbia, fra i suoi talenti, quello della lucidità, che è un po’ in contrasto con la “cattiveria” applaudita al mio bar: ”devono giocà cattivi, col sangue all’occhi!”. Il “sangue all’occhi” spesso offusca la mente e la precisione balistica. 

Ma il vocabolo “cattiveria” è di moda non solo al bar sport: dilaga fra giornalisti, commentatori, intellettuali, allenatori, presidenti. Forse l’inno alla “cattiveria” è in sintonia coi nostri giorni in cui è diventato di uso corrente il dispregiativo “buonismo”, un termine sarcastico in voga già da un bel po’. Chi si appella a valori positivi è “buonista”, chi apprezza la stretta di mano fra avversari a fine partita è “buonista”. Secondo molti tifosi romanisti, Dzeko è un giocatore anche bravo, ma che manca di “cattiveria” perché ha un atteggiamento quasi sempre garbato e gentile (quello che secondo me fa di lui un vero campione). Lo so, la lingua cambia, fra un po’ mi adeguerò anch’io, e per praticità dirò che quell’attaccante è “cattivo” anziché dire che è preciso davanti alla porta, che è veloce nell’esecuzione, che è imprevedibile, che ha una mira infallibile. Ma ancora per un po’ evito la nuova moda. Mi limito a fare un augurio a tutti quelli che usano con sarcasmo la parola “buonismo”: quando soffriranno per una carie, auguro loro di incontrare un dentista tutt’altro che “buonista”, un dentista col trapano “cattivista”.
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