Francavilla, nessuno al suo funerale: le esequie regalate dal parroco

Il funerale
di Maurizio DISTANTE
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Sabato 9 Aprile 2016, 06:53 - Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 10:07
FRANCAVILLA - A dargli l'ultimo saluto erano in sei: quattro operatori delle pompe funebri, il sagrestano e il parroco della parrocchia San Lorenzo Martire di Francavilla Fontana. Sono stati proprio i titolari dell'impresa funebre Nitof di Carovigno, i fratelli Giancarlo e Daniele De Cillis, a evitare che l'uomo, un oritano di più di 70 anni, deceduto da un paio di giorni nel reparto di Nefrologia dell'ospedale Dario Camberlingo di Francavilla Fontana, venisse seppellito in perfetta solitudine, come nessuno meriterebbe.

L’uomo non aveva nessuno al mondo, a parte un avvocato che gli faceva da tutore legale: ospitato in una casa di riposo del suo paese, l'anziano era stato ricoverato in Nefrologia per dei seri problemi ai reni che, peggiorando, lo hanno portato alla morte. A questo punto, il tutore ha chiamato l'agenzia di pompe funebri De Cillis, chiedendo che si occupasse della sepoltura.

A norma di legge, l'uomo sarebbe dovuto essere sepolto senza alcun tipo di cerimonia o funzione: gli operatori si sarebbero dovuti limitare a preparare la salma, a metterla in una bara e a portala al cimitero, dove sarebbe stata sepolta. I fratelli De Cillis, però, non se la sono sentita di lasciare andare così l'anziano, senza uno straccio di saluto: di loro iniziativa, hanno contattato il parroco di San Lorenzo, il latianese don Salvatore Rubino, al quale hanno chiesto per il defunto una piccola benedizione. Il sacerdote si è rifiutato di limitarsi a spargere solo un po' d'acqua santa sulla bara, dando la piena disponibilità alla celebrazione di un funerale con tutti i crismi. Con la collaborazione piena e fattiva dell'agenzia De Cillis e di don Salvatore, quindi, ieri pomeriggio, è stata celebrata la cerimonia funebre, al termine della quale, come in tutti gli altri funerali, il feretro è partito alla volta del cimitero di Francavilla, dove la bara sarà seppellita. Le spese funebri non sono state un problema insormontabile: parte della somma, utile a coprire i costi materiale, è venuta dai pochi risparmi dell'uomo; una parte, spese comunali per la sepoltura incluse, ammontanti in 300 euro, le ha messe l'agenzia; la parrocchia, dal canto suo, ha rinunciato a qualsiasi tipo di contributo, fatto salvo un obolo elargito sempre dalla famiglia De Cillis.

«Anche nella nostra società - afferma il parroco che ha officiato il funerale - si sta riaffacciando quella solitudine che non è solo mancanza di compagnia ma che accompagna l'individuo fino al momento del passaggio. Ho accolto di buon grado l’iniziativa intrapresa dall’agenzia di pompe funebri perché la solidarietà e la vicinanza tra gli uomini non devono mancare mai, men che meno nel momento della morte. Dare degna sepoltura è un'opera di misericordia cui un cristiano non può sottrarsi, soprattutto ora che è il tempo del Giubileo della Misericordia». Al netto delle eventuali obiezioni o speculazioni sulla volontà o meno dell'anziano di ricevere un funerale religioso, il gesto dei titolari delle pompe funebri e del sacerdote latianese non può che inscriversi proprio nel solco della misericordia, intesa come sentimento laico di empatia per la condizione altrui. In passato, quando la solitudine, complice povertà, carestie e malattie, era un fenomeno molto più diffuso, ci pensavano le confraternite a dare la sepoltura a chi non aveva nessuno: il simulacro di queste associazioni è rimasto fino ai giorni nostri ma, per evidenti ragioni di evoluzione sociale, se n'è persa la funzione originaria. Per il momento, in questo caso, ci hanno pensato delle persone dal cuore buono, sperando che non ci sia il bisogno di tornare all'antico e che nessuno si trovi, il giorno del suo funerale, in una chiesa tristemente vuota.


 
 
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