Genova, uomo decapitato, indagato il nipote. Ieri diceva: «Non so chi l'ha ucciso»

Genova, uomo decapitato, indagato il nipote. Ieri diceva: «Non so chi l'ha ucciso»
3 Minuti di Lettura
Venerdì 14 Ottobre 2016, 11:59 - Ultimo aggiornamento: 15 Ottobre, 13:34

Claudio Borgarelli, nipote di Albano Crocco, l'ex infermiere ucciso e decapitato martedì nei boschi di Lumarzo, sulle alture di Chiavari, è indagato per omicidio volontario. Borgarelli, come riportano il Secolo XIX e l'edizione locale di Repubblica, ha ricevuto l'avviso di garanzia prima della perquisizione domiciliare effettuata ieri. Un atto dovuto spiegano gli inquirenti e il suo avvocato Antonio Rubino.

I carabinieri di Chiavari e del nucleo investigativo hanno sequestrato armi (una pistola regolarmente detenuta e alcuni coltelli) ma anche arnesi da lavoro (roncole, asce e machete) e indumenti. Il materiale acquisito è stato inviato a Parma per essere analizzato dai Ris. Borgarelli non è l'unico sospettato.

Le attenzioni degli inquirenti si concentrano anche su altri due soggetti che avrebbero avuto litigi con la vittima e che presenterebbero un 'profilò compatibile con l'assassino, ovvero qualcuno che abbia dimestichezza con grosse armi da taglio. Questa mattina è stato conferito l'incarico al medico legale Alessandro Bonsignore per eseguire l'autopsia. Da qui potrebbero arrivare le prime risposte su come possa essere stato ucciso Crocco. 
 

 

IERI DICEVA: "NON SO CHI POSSA AVERLO UCCISO" «Non ho la minima idea di chi possa avere ucciso mio zio. Credo che i carabinieri abbiano voluto perquisire la mia casa perché é la più vicina al bosco dove è stato trovato ucciso. Ma io sono tranquillo». A parlare è Claudio Borgarelli, figlio della sorella di Albano Crocco, ex infermiere decapitato nei boschi di Craviasco, la frazione di Lumarzo dove abitava.

Borgarelli, anch'egli infermiere come lo zio, è il proprietario della villetta in cui da stamane stanno effettuando rilievi i carabinieri della scientifica che hanno sequestrato alcuni coltelli e altre armi a lama e una pistola, un revolver regolarmente detenuto da Borgarelli, come lui stesso ha spiegato. I Carabinieri hanno smentito che l'uomo sia formalmente indagato. E lo stesso ha detto l'infermiere: «Io indagato? Non mi risulta sennò avrei dovuto farmi tutelare da un avvocato», spiega Borgarelli, intercettato dai giornalisti davanti alla sua villetta.

«È vero, mesi fa avevo litigato con mio zio perchè aveva scaricato dei materiali di risulta quasi davanti a casa mia e per questo da allora non ci rivolgevamo più la parola - ha raccontato l'uomo - Ma era tutto finito lì, tanto che pur potendolo denunciare alla forestale non lo feci. Ho solo preteso che portasse via quei detriti».

L'infermiere ammette che la mattina della scomparsa dello zio era in casa: «Ho visto la sua auto posteggiata sotto casa mia, dove finisce la strada carrabile. Ho fatto dei lavoretti e poi sono uscito, sono andato a Genova per alcune commissioni e fatto benzina. A che ora sono rientrato? Non me lo chieda, non ne ho più pallida idea».