Concorsi truccati, retata di docenti. Le intercettazioni: «Qui il merito non esiste: questo è mio, questo è tuo»

Concorsi truccati, retata di docenti. Le intercettazioni: «Qui il merito non esiste: questo è mio, questo è tuo»
di Sara Menafra
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Martedì 26 Settembre 2017, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 15:53

Gli accordi partono persino prima che venga sorteggiata la commissione che «abiliterà» i professori universitari (l’abilitazione deve essere seguita dalla effettiva «nomina» da parte di un dipartimento, perché il candidato diventi effettivamente professore).

E si trascinano, anno dopo anno, con riunioni ed accordi successivi, tanto che l’applicazione dell’intesa per i concorsi 2012 e 2013 si allunga fino al 2015. Al ricercatore universitario Philip Jezzi Laroma, da anni nel dipartimento fiorentino, che osa chiedere l’abilitazione, risponde esplicito il professor Pasquale Russo, ordinario di Foggia con incarico a Firenze: «Smetti di fare l’inglese e fai l’italiano. Non siamo sul piano del merito! Non è che si dice “è bravo o non é bravo“ no, si fa, questo è mio, questo è tuo.», dice registrato proprio da Laroma, che con le sue denunce ha dato il via all’inchiesta. Anche se il meccanismo alle spalle delle minacce al ricercatore, scoperchiato dal Nucleo tributario della Guardia di finanza, è ben più ampio. A guidarlo, spiega il gip Antonio Pezzuti nell’ordinanza, sarebbero nomi di primissimo piano: da un lato Augusto Fantozzi ministro del commercio con il governo Prodi ex professore di diritto tributario alla Sapienza, ora a capo dell’ateneo on line Giustino Fortunato. Dall’altro, Francesco Tesauro dell’università Milano Bicocca, definito «ukmariano» facendo riferimento al defunto Viktor Ukmar.

«DO UT DES»
E’ il 21 marzo 2013, quando Laroma incontra Russo per parlare dell’andamento della sua valutazione accademica. E la spiegazione è subito chiara: «Non è che non sei idoneo alla seconda fascia (professore associato ndr)... è che non rientri nel patto», la proposta è dunque che si ritiri. Laroma, che intanto ha avviato il registratore, chiede spiegazioni: «Do ut des. Quelli del vile commercio dei posti». Lui rifiuta di ritirarsi, dice che non saprebbe come giustificarlo e la minaccia è implacabile: «Se fai così - annuncia Russo - ti giochi la carriera». La minaccia si realizza, Laroma sporge denuncia e, a gennaio 2014, accetta di rivedere il professore, presente Guglielmo Fransoni, ora agli arresti. Il registratore è ancora acceso e Russo spiega: «Ogni professore aiuta l’altro, perché è chiaro che se il professore di procedura civile dice “scegliamo il miglior tributarista in assoluto“, rischia che poi il tributarista dice: “scegliamo il miglior processualista in assoluto“», insomma: «La logica universitaria è questa, è un mondo di merda».
FANTOZZI E LA «NUOVA CUPOLA»
Le indagini, a questo punto allargate all’intero concorso, dimostrano che esistono due scuole di riferimento, la romana con a capo Fantozzi e la milanese, di Tesauro si dividono le posizioni sulla base di due riviste scientifiche. La Aipdt per i «romani», la Ssdt per i milanesi. E’ proprio Fantozzi, nel corso di una cena a Roma con gli esponenti di entrambe le «scuole», nel 2014, a spiegare che l’accordo tra i due gruppi in vista del sorteggio dei commissari che valuteranno i candidati del 2013 deve essere saldo: «Si tratta si trovare gli uomini di buona volontà che possano stare in una nuova cupola». Contrario al meccanismo sembra solo il professor Eugenio Della Valle, che alla cena con Fantozzi: «Ognuno va li con il coltello alla gola». Ma la spartizione prende il via rapidamente e i casi raccolti nell’indagine sono moltissimi. Il sorteggio ci sarà effettivamente. C’è il caso della ricercatrice Caterina Olivia Corrado di Genova, esclusa dal professor Giovanni Marongiu, ex sottosegretario alle finanze sempre con Prodi: «Il professar Marongiu ha spiegato che la candidata Oliva avrebbe commesso la “scorrettezza” di ricorrere contro gli esiti di un concorso per ricercatrice bandito dall’ateneo genovese, vinto dalla figlia». E se bisogna allargare le maglie per far rientrare tutti non importa, dice ancora Fantozzi parlando con un collega: «Tu sai che noi abbiamo sempre rispettato una regola, quando c’erano delle opportunità o delle scorciatoie da cogliere, esse venivano colte nell’interesse dei nostri». 

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