Unioni civili, da Spettacolo e Cultura appello al Parlamento: «Approvate la legge, milioni di italiani aspettano»

Unioni civili, da Spettacolo e Cultura appello al Parlamento: «Approvate la legge, milioni di italiani aspettano»
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Domenica 21 Febbraio 2016, 23:15
Il mondo della cultura e dello spettacolo scende in campo in favore della legge Cirinnà. È su change.org la lettera appello rivolta ai parlamentari per cogliere «l'occasione storica di fare un primo passo verso il riconoscimento di diritti civili e umani fondamentali». Circa 400 le firme raccolte nella petizione, dall'etoile Roberto Bolle al neo direttore di Raitre Daria Bignardi; da Jovanotti e Tiziano Ferro a Eros Ramazzotti e Laura Pusini, per la musica; non mandano il cinema con Paolo Virzì e la letteratura, con lo scrittore Andrea Camilleri. «È tardi per perdersi in strategie politiche, si sta parlando delle vite concrete di milioni d'italiani in estenuante attesa di esistere agli occhi dello Stato. Siamo fuori tempo massimo, come hanno chiaramente indicato la Corte Costituzionale e la Corte Europea dei Diritti Umani.

La legge Cirinnà è già frutto di numerosi compromessi con un Parlamento che, in nome di una presunta difesa dell'infanzia, sceglie di ignorare i bambini italiani che oggi crescono privati dei loro diritti», si legge nell'appello firmato dall'artista Sebastiano Mauri. «Se comparata alle leggi vigenti nei Paesi a noi vicini e affini, questa legge, oltre ad arrivare ultima in Europa occidentale, garantisce il minimo dei diritti alle persone LGBT. Un minimo oltre il quale non si può sconfinare, perché significherebbe approvare una legge di facciata o peggio lesiva, rimandando al mittente il riconoscimento di legittimità di milioni d'italiani e delle loro famiglie».

«Accorgersi di un'ingiustizia e correggerla a metà, significa perpetuarla. È insufficiente non essere razzisti, omofobi o sessisti, è necessario essere operosi nella lotta contro il razzismo, l'omofobia o il sessismo, combatterli ovunque si celino, soprattutto attraverso gli strumenti legislativi in mano al Parlamento», si legge ancora nella lettera. «Un Paese dove tutti i cittadini, di là dal genere, razza, o orientamento sessuale, godono di pari opportunità, è un Paese più ricco, produttivo e felice.
Il prezzo dell'esclusione lo paga la società intera». «Abbiamo oggi l'occasione di fare la Storia, chiediamo pertanto la celere approvazione della legge Cirinnà nella sua completezza, permettendo all'Italia di unirsi al resto d'Europa e di sempre più Paesi del mondo nel riconoscimento di diritti fondamentali a tutti i suoi cittadini», conclude Mauri.
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