Napoli, non si ferma all'alt: 17enne ucciso da un carabiniere. Militare indagato

Napoli, non si ferma all'alt: 17enne ucciso da un carabiniere. Militare indagato
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Sabato 6 Settembre 2014, 14:19 - Ultimo aggiornamento: 7 Settembre, 11:24

Non c' nessun latitante, ero io il terzo sul motorino. Racconta la sua versione, discordante da quella dei carabinieri, Vincenzo Ambrosio, amico di Davide Bifolco, il 17enne ucciso al termine di un inseguimento nel Rione Traiano a Napoli nella notte tra il 4 e il 5 settembre.

«Stavamo sul motorino e all'improvviso una volante ci ha rincorso. Siamo scappati e alla fine ci hanno buttato a terra - ricorda - io sono scappato, il mio amico voleva scappare assieme a me ma non gliel'hanno fatto fare».

A chi gli chiede perché non si siano fermati all'alt dei carabinieri, Vincenzo risponde: «Non avevamo nè l'assicurazione nè la patente». Vincenzo Ambrosio non è andato in caserma a fornire la sua versione dei fatti. Secondo quella fornita ieri dai carabinieri, sul motorino assieme a Davide Bifolco e Salvatore Triunfo, fermato subito e che dovrà rispondere di favoreggiamento personale e resistenza a pubblico ufficiale, c'era invece Arturo Equabile, agli arresti domiciliari e oggi latitante.

Intanto il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha telefonato alla madre di Davide Bifolco per esprimere il suo cordoglio e la sua vicinanza, impegnandosi «in prima persona, in qualità di primo cittadino, affinché sia fatta piena luce su quanto accaduto». Il sindaco di Napoli incontrerà, nei prossimi giorni, i familiari del ragazzo. Lo rende noto l'ufficio stampa del sindaco di Napoli.

Oltre duecento persone sono partite in corteo dalla rotonda Cinthia per la manifestazione di protesta indetta contro l'uccisione di Davide. In testa al corteo c'erano madri vestite di bianco e bambini. Veniva ripetuto lo slogan «Giustizia, giustizia». La manifestazione era stata annunciata da un centro sociale della zona ma il corteo è sembrato muoversi su una linea di spontaneità. In testa al corteo c'era la madre di Davide affiancata da alcuni parenti e da alcune donne, amiche di famiglia.

«Deve marcire in carcere, non deve avere un'ombra di pace per tutta la vita». A parlare, con la voce rotta dal pianto, è proprio lei, Flora, la mamma di Davide. In corteo il fratello del giovane, Tommaso. «I delinquenti sono loro, dovrebbero tutelarci. Quel carabiniere deve pagare».

Tommaso urla "Giustizia" e si rivolge idealmente al carabiniere che ha sparato a Davide «Cosa hai provato quando l'hai ucciso? Ti sei addormentato la notte?». «Lasciatelo a noi per dieci minuti», aggiunge. Il corteo spontaneo, aperto da uno striscione con la scritta "Resti nel cuore di chi non dimentica. Verità e giustizia", ha attraversato le strade del Rione Traiano, per poi fermarsi in Piazza Giovanni XXIII.

Un violento temporale ha sorpreso i manifestanti mentre percorrevano Viale Traiano, la strada lungo la quale si è svolto l'inseguimento, sciogliendo di fatto il corteo. Alcuni manifestanti hanno trovato riparo sotto un porticato a pochi metri dalla chiesa di San Giovanni Battista e dalla locale stazione dei Carabinieri, davanti alla quale sono fermi tre blindati della Polizia.

Il quartiere: «Non è stato un omicidio colposo». È compatto il quartiere nella solidarietà alla famiglia di Davide Bifolco e punta il dito contro il carabiniere che ha sparato. «Non è stato un omicidio colposo», dice un 40enne che, dal balcone di casa ha assistito alle fasi finali dell'inseguimento conclusosi con la morte del 17enne. «Quel carabiniere è uscito dall'auto impugnando la pistola quando i ragazzi erano già a terra ed ha sparato», prosegue l'uomo.

Altri testimoni affermano di aver visto il militare, arma in pugno, dirigersi in un vicino circolo ricreativo ed ordinare a tutti i presenti di uscire fuori. Una coppia di giovani coniugi racconta ai giornalisti che il motorino a bordo del quale c'era Davide è stato spostato dal punto di caduta e che lo stesso ragazzo sarebbe stato rimosso prima dell'effettuazione dei rilievi.

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