Uccise e bruciò viva la fidanzata di 16 anni, esce di prigione: «Incompatibile con il carcere»

Dorotea De Pippo, l'ex colf della famiglia sterminata
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Sabato 25 Gennaio 2014, 08:29 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 23:11
CATANZARO - stato scarcerato e condotto in una clinica a causa del suo profondo stato di prostrazione psicologica, al punto che ha tentato due volte il suo suicidio, Davide M., il diciottenne che nel maggio dello scorso anno, solo sei mesi fa, a Corigliano Calabro (Cosenza),

accoltellò, al culmine di una lite, la fidanzata sedicenne, Fabiana Luzzi, bruciandone il corpo quando, secondo quanto ha dichiarato lo stesso giovane agli investigatori, la ragazza era ancora viva. La decisione è stata presa dal Tribunale dei minorenni di Catanzaro.



LA VICENDA

Il delitto di Fabiana Luzzi fu orribile. Uno choc per tutta Corigliano Calabro: il 25 maggio 2013, Davide M., 17 anni all’epoca, prima accoltellò la ragazza, poi le diede fuoco, mentre lei fino alla fine aveva cercato di resistere alla sua furia. Fabiana aveva solamente 16 anni. Ora, il Tribunale dei minori di Catanzaro, con un’ordinanza, ha disposto che il ragazzo lasci il carcere Ferrante Aporti di Torino dove è rinchiuso per essere trasferito in una struttura sanitaria. Le sue condizioni sono incompatibili con il carcere.



SETTE COLTELLATE E POI LA BENZINA

Il giovane uccise la fidanzatina al culmine di una lite, nata da una morbosa gelosia. La colpì con sette coltellate. E scappò. Tornato indietro, la ritrovò agonizzante e a nulla i tentativi di Fabiana di salvarsi: le versò qualche litro di benzina addosso senza pietà. Lei cercò, infatti, di versare per terra il contenuto della tanica, ma probabilmente perché indebolita dalle coltellate, non ci riuscì. Indebolita dalle coltellate ricadde a terra.



Il ragazzo, che alla fine dell’anno scorso aveva sostenuto gli esami di riparazione e, secondo fonti attendibili era brillante e frequentava con profitto, con l’inizio del 2014 si era invece chiuso in un mutismo assoluto, rifiutandosi di parlare anche con la famiglia.



Intanto, mentre la famiglia di Fabiana ha preferito non commentare, i legali del ragazzo ribadiscono alla stampa che non si tratta di una strategia per evitare il processo: “Il nostro assistito è reo confesso e sarà giudicato, su nostra richiesta, con rito abbreviato. Se avessimo voluto perseguire intenti dilatori o fini reconditi avremmo seguito altre strade”. In aula l’appuntamento sarebbe vicinissimo: è stato fissato per il 25 febbraio.
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