VERSO CASA
L’auto continua la sua marcia, non diretta verso il figlio del babbo, cioè Matteo Renzi, visto che i rapporti tra i due non sono facili. Eppure il palazzo dio giustizia che Tiziano sta lasciando poco prima dell’ora di cena è a due passi dalla redazione di La7 dove l’ex premier sta parlando di lui, con una certa severità: «Se mio padre è colpevole, spero che abbia una pena doppia». E comunque, Tiziano nel buio della Tuareg che sta attraversando Roma e si avvia verso il raccordo anulare, destinazione Rignano sull’Arno dove lo aspetta la moglie che nel renzismo formato famiglia rappresenta il pensiero forte, confida qualche altro particolare: «Ho negato tutto? E che cosa dovevo negare visto che non ho fatto niente?». Chissà se da questo «niente» si saranno fatti convincere i pm.
Lui comunque, dalla voce, sembra mediamente soddisfatto dalla prova. Anche se rimpiange, naturalmente, i dieci giorni di vacanza appena trascorsi alla Barbados. E appena è tornato da quelle isole stupende, «mi è arrivata la botta». Difficile smaltirla per ora, anche perché l’inchiesta potrebbe crescere e l’occhio del ciclone mediatico è spalancato. «Ho chiarito tutto - incalza «il babbo» - con i procuratori. Abbiamo parlato anche dei miei rapporti con Carlo Russo e si tratta di una normale amicizia. Sono padrino di battesimo di suo figlio». Oltre che compagno di viaggi devozionali a Medjugorje.
Il Russo però, amico ma non compaesano del «babbo» (egli è di Scandicci), è lo stesso che Matteo Renzi ha sempre cercato di evitare. Anche perché non è detto che padri e figli debbano condividere le stesse frequentazioni. E non è detto neppure che si debbano vedere spesso. «Vi devo svelare un segreto», ha infatti raccontato più volte in questi anni Tiziano: Matteo non lo vedo quasi mai. E quando mi vengono idee di ordine politico e istituzionale, le confido a Luca Lotti».
Che è molto caro ad entrambi, e ieri Renzi nella sua esibizione tivvù è sembrato più appassionato nella difesa dell’amico Luca che in quella del suo babbo. Il quale in queste ore, prima e dopo la visita dai pm, è in pieno travaglio, anche se cerca di ostentare tranquillità e gli amici del paese per tiralo su gli ripetono: «Dai, Tiziano, abbiamo raggiunto un gran successo. Sono aumentate del 60 per cento le iscrizioni al circolo del Pd di Rignano». Di cui lui è segretario. Lo era già stato una volta, prima della prima tegola. Quando fu indagato per bancarotta, ma poi l’indagine è stata archiviata su richiesta dei pm, accolta dai giudici della procura di Genova, dopo dieci mesi di graticola. Finì quella vicenda e tornò segretario di sezione. Ora di vicenda c’è questa: e «spero che stavolta duri tutto molto meno».
ORSO SAGGIO
Non fa che ripetere Orso Saggio - questo il nome che si è scelto per l’account Facebook - quanto sia profonda la sua fiducia nella magistratura. «Il rispetto per i giudici è uno dei fondamenti della vita democratica», è uno dei suoi mantra. Ed è anche un modo per presentarsi, «a dispetto delle malelingue», come un cittadino modello. Quello che ama farsi fotografare in sezione, pur essendo democristiano, davanti al santino di Enrico Berlinguer, a suo tempo soprannominato il Frate Zoccolante. Intanto la Tuareg nera sarà arrivata al paese. Ma la storia non finisce qui.
© RIPRODUZIONE RISERVATA