Tiziana Cantone, la zia: mia nipote uccisa dal web e dall’indifferenza di tanti

Tiziana Cantone, la zia: mia nipote uccisa dal web e dall’indifferenza di tanti
di Francesco Vastarella
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Mercoledì 14 Settembre 2016, 09:53 - Ultimo aggiornamento: 19:04
«Se avete un po’ di umanità lasciateci in pace, non fate come internet»: una zia di Tiziana Cantone parla con un filo di voce, come una preghiera. Il calvario di Tiziana Cantone si è consumato tutto sul web, piazza mediatica senza confini che svela e scruta corpi e pensieri, provoca sofferenze e alimenta atroci accanimenti. Un tempo c’erano le voci e le notizie al veleno sussurate nei vicoli e nelle piazze dei paesi, giravano e colpivano ma restavano circoscritte, nonostante tutto, e chi poteva scappava. «Al web non si sfugge», si sfoga un vicino di casa. Tiziana, nei suoi fragili 31 anni vissuti tra Mugnano e Casalnuovo, non ha avuto scampo: insultata e perseguitata in ogni angolo della sua vita, del lavoro e della coscienza. Il web, prima esaltato come simbolo di nuova libertà, è finito per diventare strumento di schiavitù.

Ecco che cosa aveva scritto un sito di gossip: «È diventata una celebrità dopo il famoso video degli amanti napoletani... Non si sa precisamente che fine abbia fatto, se sia realmente fuggita in Germania oppure se stia pianificando il suo lancio nel mondo a luci rosse e se questa sia appunto solo una trovata pubblicitaria. Che fine ha fatto il fidanzato cornuto...». Non era una schiavitù quella di Tiziana quando, coperta da insulti e frasi spinte, doveva lasciare il bar del porto a Napoli dove lo zio le aveva offerto un lavoro per trascinarla fuori dal vortice in cui era caduta? Non era una schiavitù quando su whatsapp, facebook e via mail anche i conoscenti con morbosità si passavano presunte foto hard? Per questo, quando la zia implora pietà, c’è da comprendere tutta la sofferenza vissuta dalla famiglia in questo interminabile anno: «Se avete un pezzo di cuore lasciateci in pace, non assediate anche voi questa casa dove una ragazza si è tragicamente tolta la vita».

Sul marciapiedi davanti alla villetta alla periferia di Mugnano piangono due amici. Si disperano gli altri familiari, per una vita spezzata e difficile come quella di Tiziana: non aveva avuto un papà vicino a crescerla, guidarla e coccolarla. La mamma, dipendente del Comune di Casalnuovo, piegata dalla vergogna era stata costretta a presentare certificati medici per paura di essere presa di mira sul luogo di lavoro. E lei, Tiziana, decisa a cambiare anche identità, una violenza contro se stessa, dopo i milioni di visualizzazioni. L’oblio dopo la gogna. Il Tribunale era pronto ad autorizzarla, lei aveva vinto la battaglia legale: «Cambio nome per liberarmi dal web».

La Giustizia avrebbe voluto salvarla, ordinando la cancellazione del video dalla rete. Aveva vinto questa causa contro i suoi aguzzini. Ma probabilmente già da tempo aveva preso coscienza che il web nulla cancella, nulla dimentica. Suo malgrado era «diventata famosa», come hanno scritto anche ieri sera i siti web e i social che non le stanno risparmiando nulla, neppure da morta: si è infatti scatenata la caccia a immagini e video incriminati. Siti e social che ieri sera si sono allo stesso modo scatenati, quasi incitando vendetta contro chi è stato all’origine di questo scempio di corpo e mente. «Dove sta quel...». E in rete nessuno trova più pace.
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