Terrorismo, marocchino espulso in Piemonte: indagini partite dalla scuola dei figli

Terrorismo, marocchino espulso in Piemonte: indagini partite dalla scuola dei figli
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Domenica 26 Marzo 2017, 16:30 - Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 16:29
Con un provvedimento firmato dal ministro dell'Interno, Marco Minniti, è stata eseguita l' espulsione di un cittadino marocchino, per motivi di sicurezza dello Stato, con un volo diretto in Marocco. Con questo rimpatrio, il 26/mo del 2017, salgono a 158 i soggetti gravitanti in ambienti dell'estremismo religioso, espulsi con accompagnamento alla frontiera dal gennaio 2015 ad oggi. Si tratta di un 44nne, residente a Santhià (Vercelli) e coniugato con una cittadina italiana convertita all'islam.

L'uomo era stato segnalato a seguito di approfondimenti investigativi nell'ambito di indagini condotte dalla Digos di Vercelli per aver manifestato un percorso di radicalizzazione che lo aveva portato a considerare l'Italia un paese di miscredenti, non idoneo alla permanenza della sua famiglia. Inoltre, spiega una nota del Viminale, nel 2012 il marocchino aveva rifiutato di prestare giuramento per ottenere la cittadinanza italiana, confidando ad alcuni connazionali che l'accettazione dello status avrebbe offeso la sua religione e che l'osservanza della Costituzione avrebbe violato i dettami shariatici.

Le indagini investigative acquisite sulla deriva radicale del cittadino marocchino sono state poi confermate anche da elementi della comunità islamica vercellese, dove in passato ha svolto funzioni di imam.
Rintracciato il 25 marzo a Torino, all'esito dell'udienza di convalida, è stato espulso dal territorio nazionale e rimpatriato con un volo diretto in Marocco.


Era tornato in Piemonte dopo essere rientrato nel suo Paese d'origine, il marocchino di 44 anni espulso oggi dal ministro dell'Interno Marco Minniti. Messo al corrente della revoca della residenza, aveva consegnato in Municipio le chiavi della casa popolare di Santhià in cui aveva abitato con la moglie e tre figli. Nell'ultimo periodo non aveva un'occupazione fissa e viveva di espedienti. »Finché ha vissuto a Santhià - dice il sindaco, Angelo Cappuccio - non ha creato mai problemi alla cittadinanza«.

Del suo caso aveva cominciato a occuparsi la Polizia Municipale di Santhià dopo la segnalazione di una scuola frequentata dai tre figli: le insegnanti, viste le prolungate assenze dei bambini, avevano avvertito l'amministrazione comunale. I vigili urbani hanno eseguito controlli, durati un anno, sulla residenza della famiglia marocchina ed è risultato che l'uomo aveva lasciato Santhià dalla metà del 2016, trasferendosi insieme con la moglie e i bambini in Marocco.
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