Terrorismo, perquisizioni nel Lazio: arrestato nel Lazio sostenitore di al Qaeda

Terrorismo, perquisizioni nel Lazio: arrestato nel Lazio sostenitore di al Qaeda
di Alessia Marani
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Martedì 10 Gennaio 2017, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 08:53

Perquisizioni in tutto il Lazio questa mattina nei confronti di sospettati di appartenere a organizzazioni terroristiche. In arresto è finito Hmidi Saber, un presunto affiliato a Ansar Al-Sharia, organizzazione libica considerata legata ad al Qaeda. Per la prima volta in Italia la Digos ha trovato una bandiera vessillo originale dell'organizzazione terroristica, come hanno spiegato nella conferenza stampa in Questura il dirigente Mauro Fabozzi e il responsabile della sezione anti-terrorismo nella Capitale, Domenico Messina. 
 

 
(foto Cecilia Fabiano/Ag.Toiati)​

L'arrestato, 34 anni, dal 2008 in Italia, è già transitato per sei istituti carcerari italiani e in carcere, a Rebibbia, gli è stato notificato l'ordine di custodia cautelare perchè ritenuto appartenente "all'organizzazione terroristica Ansar Al-Sharia", un gruppo terroristico jihadista attivo in Tunisia dal 2011. Adesso verrà trasferito in una prigione di massima sicurezza. In cella aveva esultato dopo gli attentati terroristici. La bandiera Isis era nella sua casa all'interno di un camping nella zona di Malafede, a Roma, in cui la polizia fece irruzione nel 2014 sequestrando anche una tunica nera, una pistola e testi coranici. La prima frase della bandiera dice «non c'è Dio all'infuori di Dio e Maometto è il suo profeta», firmato Ansar Al-Sharia. 
 

Saber fu arrestato nel novembre 2014 dopo che, fermato per un controllo, puntò la pistola contro gli agenti della Romanina e fuggì. Fu catturato a San Basilio il giorno seguente. 

Vincenzo Di Peso, della Direzione centrale della polizia di prevenzione, spiega che ci sono attività in corso su una rete di tunisini e libici che hanno appoggiato l'arrestato.
«Ci siamo resi conto che alcuni in carcere chiedevano informazioni insistenti su Hmidi Saber. E oggi da queste perquisizioni stiamo acquisendo altri elementi utili per le indagini»

Per l'Antiterrorismo l'operazione conferma che in Italia non ci si trova più di fronte a "circoli", "reti", ma a una
«minaccia sempre più frammentata» legata alla micro-criminalità che si presta all'estremismo ideologico-religioso.

Nel 2010 Saber ha sposato una donna italiana convertita all'Islam. Non risulta avere mai lavorato. L'uomo in carcere faceva opera di proselitismo, stando agli inquirenti,  per cui era finito nel mirino della polizia penitenziaria che ha collaborato alle indagini. Nei sei istituti che ha girato è subito emerso il comportamento violento.                        

"Agli agenti penitenziari urlava che avrebbe tagliato loro le teste inneggiando ad Allah", spiega Augusto Zaccariello, del Nucelo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria. Gli stessi compagni di carcere avevano denunciato le sue violenze. Diceva agli altri detenuti che una volta uscito di prigione sarebbe andato in Siria con la famiglia
«per dare una mano ai fratelli musulmani». E con la Siria si teneva in contatto via internet; secondo gli inquirenti dalle intercettazioni con il padre, preoccupato per le scelte del figlio, sarebbero emersi elementi che confermano la conoscenza diretta di Saber con un leader di Ansar Al Shari'a, tale Zarrouk Kamal, morto a Raqqa. Ma Saber non avrebbe mai mostrato l'intenzione di colpire in Italia.
 

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