Terrorismo, nei telefonini foto nel porto di Bari davanti a nave militare

Terrorismo, nei telefonini foto nel porto di Bari davanti a nave militare
3 Minuti di Lettura
Martedì 10 Maggio 2016, 14:26 - Ultimo aggiornamento: 16:31
Due foto scattate davanti alla fregata Maestrale della Marina militare italiana ormeggiata nel porto di Bari sono tra il materiale trovato nei telefoni cellulari sequestrati agli indagati nell'inchiesta della Dda di Bari sul terrorismo internazionale che ha portato oggi all'esecuzione di tre fermi (uno per terrorismo e due per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina).

Le foto sono state scattate il 15 novembre 2015 e ritraggono, sulla sfondo della nave, uno degli indagati sfuggiti oggi alla cattura, Qari Khesta Mir Akhmazai, e il connazionale Aslan Akhmazai, con status di rifugiato rilasciato dal governo greco, che non risulta coinvolto nell'inchiesta. I due, con una terza persona non identificata, erano stati controllati dalla Guardia di Finanza all'interno del porto mentre scattavano foto. Dopo avergli ordinato di cancellarle perchè nel porto è vietato fare fotografie e «non avendo altri elementi utili per trattenere i soggetti», si legge nella relazione della Gdf, i tre venivano invitati ad allontanarsi dal porto.

Nelle foto, alle loro spalle, è visibile la fregata Maestrale giunta venerdì 13 novembre 2015 nel porto di Bari, quinta tappa della campagna navale che ha concluso alla Spezia il 7 dicembre per la dismissione (dopo oltre 30 anni di vita operativa). La fregata poteva essere visitata con accesso dal varco Dogana del porto (in prossimità di Bari Vecchia).

Scaricava video da sito talebano.  Uno dei due afghani ricercati dai carabinieri dei Ros e del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Bari, nell'ambito dell'inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia sulla presunta cellula terroristica che sarebbe stata attiva nel capoluogo pugliese, avrebbe mantenuto collegamenti telematici stabili con un noto sito talebano, scaricando video e proclami inneggianti alla jihad e fotografie raffiguranti un noto capo carismatico talebano, ucciso durante un raid dell'aviazione statunitense, il 13 ottobre 2015. L'uomo, 30 anni, munito di un permesso regolare di soggiorno venne fermato insieme ad altri tre connazionali, uno regolare e due richiedente asilo e per questo domiciliati presso il centro richiedenti asilo di Palese, il 16 dicembre del 2015 mentre erano intenti ad effettuare riprese video all'interno di un centro commerciale in zona Santa Caterina da una pattuglia della compagnia 'San Paolò durante un normale servizio di prevenzione.

Il primo, regolare, in Italia, l'altro, in attesa di permesso di soggiorno, sarebbero stati attivi nel favoreggiamento dell'immigrazione clandestina di connazionali, mediante l'offerta, dietro lauti corrispettivi in denaro, di sostegno logistico, in ordine alla possibilità di regolarizzare la loro posizione in Europa attraverso documenti contraffatti, nonché sul reperimento di luoghi di dimora e titoli di viaggio aerei per muoversi nel continente. È stata adottata una misura restrittiva d'urgenza, in quanto il 29enne afgano, nella mattinata di ieri, ha ricevuto il riconoscimento di rifugiato e ha manifestato l'intento di recarsi in Calais (Francia), dove risulta avere una dimora stabile e gestire i predetti traffici illeciti. In relazione ai due afgani rientrati nel Paese d'origine, saranno avviate le procedure di internazionalizzazione dei provvedimenti emessi nei loro confronti, attraverso gli ordinari canali di cooperazione di polizia.

L'immagine del capo dell'Isis. Sul profilo facebook di uno dei destinatari del decreto di fermo emesso dalla Dda di Bari per terrorismo internazionale ma sfuggito alla cattura, Qari Khesta Mir Akhmazai, è stata trovata un'immagine di Sheikh Jalaluddin, ritenuto uno dei capi carismatici dello Stato Islamico operante nella provincia di Khorasan, rimasto ucciso in un raid aereo statunitense il 13 ottobre 2015 nel distretto di afghano di Mohmand Nangarhar Dara, al quale è intitolato anche un campo di addestramento in Afghanistan. «All'interno del fotogramma - scrivono gli inquirenti nel decreto di fermo - è inserita una frase in lingua araba la cui traduzione testuale è »vi esorto a ricordare ed avere rispetto per Sheikh Jalaluddin, uno Shaheed ucciso da un drone delle Forze occidentali e perciò morto per la Guerra Santa«. »Di particolare rilevanza - sottolinea la Procura - è la gestualità del soggetto rappresentato nel fotogramma che, durante la sua esortazione, pone in essere la ritualità dell'al Tawhid (indice alzato a simboleggiare l'unicità di Allah) diventato il marchio del moderno Stato Islamico diffuso in tutto il Califfato«.
© RIPRODUZIONE RISERVATA