Il segretario ai Beni culturali: «Ricostruiremo ogni affresco subito coperture provvisorie»

Il segretario ai Beni culturali: «Ricostruiremo ogni affresco subito coperture provvisorie»
di Laura Larcan
3 Minuti di Lettura
Lunedì 31 Ottobre 2016, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 08:39
«Ricostruiremo tutto, come abbiamo fatto ad Assisi. Si recuperano i pezzi di mosaici, le tele, si riedificano le volte e gli affreschi sono ricollocati al loro posto. Lo faremo nella cattedrale di San Benedetto a Norcia, come alla chiesa di San Salvatore a Campi». E’ risoluta, seppur stremata, Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del Ministero per i Beni culturali, che sta guidando la task force tra Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo per salvare il patrimonio artistico dopo le ultime scosse di terremoto.

Segretario, di fronte alle immagini delle chiese distrutte il suo è un impegno importante in queste ore.
«Abbiamo le competenze per farlo, per ricostruire, inclusi i frammenti di affresco di un centimetro quadrato. Sono luoghi che devono recuperare la loro anima e la loro bellezza. Andando in queste chiese piccole dei territori regionali disperse tra campagne e montagne si trovano affreschi di scuola giottesca. Ad Amatrice ci sono oltre 60 chiese tutte affrescate. Questo va ricostituito. E possiamo farlo».

Il bilancio per il patrimonio è pesante dopo l’ultima scossa.
«E’ disastroso. Anche le messe in sicurezza fatte nell’ultimo mese, come a Castelluccio, sono andate perse. Per farle capire, venerdì scorso, intorno alle 17, ero dentro la basilica di San Benedetto con i miei colleghi e i vigili del fuoco, e stavamo valutando cosa fare con l’arco trionfale e la cupola lesionati. Eravamo d’accordo per un progetto strutturale complesso, e nel frattempo i vigili sarebbero andati sul tetto a chiudere una voragine per evitare infiltrazioni d’acqua. Se il terremoto fosse accaduto oggi, su quel tetto di San Benedetto ci sarebbero stati i vigili. Non voglio nemmeno pensarci. E che ora ricambia tutto il piano».

Qual è ora il piano d’intervento?
«Dobbiamo cambiare l’obiettivo: non più messa in sicurezza e mobilitazione delle opere, ma coperture provvisorie. Per esempio, a San Lorenzo a Campi sarebbero dovuti intervenire gli esperti dell’Iscr e della soprintendenza per cominciare a raccogliere i frammenti, montando una tensostruttura per ospitare un laboratorio di deposito e restauro. Ma dopo il crollo del campanile pensiamo di ricoprire tutte le macerie, compresi gli affreschi del ‘200 con un telo elettrosaldato, così evitiamo che vengano ulteriormente deteriorati dalla pioggia. Col tempo necessario, si procederà col recupero. Stessa operazione in tutte le chiese scoperchiate, compresa la basilica di Norcia».

Fino a che la zona rossa non diventerà raggiungibile per le operazioni tecniche?
“Sì. Ho dovuto sospendere tutte le verifiche immediate perché il rischio è alto».

In assenza di sicurezza come si può operare in queste ore?
«Con la tecnologia. Lì dove anche i vigili del fuoco non possono entrare prevediamo una ricognizione tramite i droni per ottenere rilevazioni tridimensionali degli edifici. In altri casi possiamo utilizzare piccoli robot manovrati a distanza che raccogliere i frammenti e trasportarli fuori».

Ma quanto conta la prevenzione antisismica nei Beni culturali?
«Il costo della prevenzione è del 30% in piu rispetto a un sistema ordinario. Il costo dell’intervento post trauma sismico pesa il 100 per cento. Pertanto dal punto di vista economico, la prevenzione è un costo che andrebbe sostenuto ad un livello massivo».

Cosa è stato fatto in questi anni sul piano della prevenzione?
«Abbiamo predisposto un sistema di verifiche sismiche dei beni più significativi. Poi, nell’ambito di interventi di restauro abbiamo introdotto operazioni di miglioramento sismico, ricorrendo a tecniche tradizionali come le catene, o nuove come le armature con fibre di carbonio poco invasive. La prevenzione serve a evitare il crollo, non il danno».

Si è fatta prevenzione per evitare il crollo da terremoto?
«Solo a seguito di terremoti. Poi pian piano si è modificato l’obiettivo. Non ci soni stati programmi ad hoc. Ma non dimentichiamo che dal 2001 al 2014 il settore dei beni culturali è stato quello piu definanziato anche in termini percentuali di tutti i settori di finanziamenti pubblici. Da 2,4 miliardi a 1,5 miliardi. Nel 2014 c’è stata un’inversione di rotta. Solo nel 2016 abbiamo avuto un 36% di incremento di bilancio ordinario. Ora si spera di poter operare in modo piu sistematico. Anche sulla prevenzione».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA