La bonifica/ Cominciamo dalle scuole poco sicure

di Enzo Boschi
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Mercoledì 23 Agosto 2017, 00:05
Questo ennesimo terremoto, sebbene non particolarmente violento, anzi di magnitudo relativamente modesta, ha provocato ancora una volta vittime e danni ingenti. È l’ultimo di una lunga catena, una sequenza infinita che da decenni colpisce più o meno fortemente l’Italia devastandone i territori. Ma nonostante ciò accada da secoli, nulla o quasi è cambiato nella risposta dell’uomo. 

Assistiamo smarriti alle profonde ferite inferte alle nostre città, ai nostri paesi, alle nostre case, alle nostre chiese; preghiamo dolenti sulle decine, centinaia, miglia di vittime che ogni volta siamo chiamati ad accompagnare all’ultimo dimora; plaudiamo fiduciosi alla grande generosità dei nostri vigili del fuoco e a una protezione civile che ogni volta appare più efficace e tempestiva. E tuttavia nulla cambia, mentre il copione ci sembra ogni giorno più stantio e la nostra attenzione va pericolosamente sfumando nell’assuefazione.

Non stupisce che a Ischia, mentre metà isola è impegnata nella drammatica opera di recupero dei dispersi, l’altra metà prosegue quasi indifferente nelle sue attività vacanziere. Anche per questo ritengo si debba prendere in seria considerazione la proposta fatta dal ministro Graziano Delrio. Ma con una variante fondamentale: lui invita ad abbattere subito gli edifici costruiti illegalmente, e ciò è giusto in assoluto; tuttavia suggerirei al ministro di rimodulare la proposta, magari cominciando con l’abbattere gli edifici pubblici che non sono sicuri e che non sarebbero in grado di resistere a una scossa di magnitudo anche non particolarmente elevata. Sia chiaro, non siamo tra coloro che ritengono l’abusivismo il responsabile primo dei maggiori danni subiti dagli edifici di Casamicciola: solo una valutazione parziale dell’evento può portare a questa conclusione. Ma poiché l’abusivismo è una piaga assai diffusa e fonte di gravi danni per il Paese, prima o poi bisognerà pur cominciare a debellarla. Solo cominciando dall’alto, cioè dal pubblico, si può però sperare di innescare una spirale virtuosa capace di bonificare i luoghi più devastati. Peraltro, questi edifici pubblici sono bene identificati, sicché non sarebbe difficile imprimere alla proposta Delrio, adeguatamente rimodulata, la giusta energia affinché l’Italia possa compiere un salto di qualità nel modo in cui affrontare queste catastrofi naturali. 

Nemmeno a dirlo, in prima linea nell’elenco delle strutture da rinnovare radicalmente ci sono le scuole dove mandiamo i nostri figli, luoghi che devono rappresentare il massimo della sicurezza mentre invece ancora spesso, e non solo al Sud, le cronache ci raccontano di distacchi di pezzi d’intonaco dal soffitto delle aule o di crepe-voragini nei muri divisori: anche quando il sisma non c’entra nulla. Eppure, proprio questi sono i luoghi che dovrebbero segnalarsi per le strutture più avanzate, concepite e realizzate secondo i criteri dell’edilizia più sicura, dotate di sistemi antisismici che tranquillizzino i ragazzi e le famiglie che a quelle strutture li affidano ogni giorno.

Un paese che vuole essere leader in Europa, e che pretende il sostegno di Bruxelles nella messa in sicurezza dell’intera Penisola, non può prescindere dallo sviluppo di questo capitolo. Con l’esempio dall’alto, sarà certamente più facile far valere la regola anche laddove oggi di regole se ne rispettano poche o per nulla. Senza trascurare il beneficio, in termini di maggiore occupazione e di maggiore ricchezza, che ne avrebbe il Paese di fronte a un piano di sviluppo edilizio capace di riavviare il volano delle costruzioni e del mercato immobiliare, il quale tuttora insegue i livelli precedenti la grande crisi. Va da sé che un mercato della casa più dinamico, favorito anche da una urbanizzazione più sana e più rispettosa delle regole, aiuterebbe a emarginare episodi di abusivismo riducendone la convenienza anche sotto il profilo del rischio.
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