Terremoto, la rivolta dei più anziani: «Noi da qui non ci muoviamo»

Terremoto, la rivolta dei più anziani: «Noi da qui non ci muoviamo»
di Mauro Evangelisti
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Domenica 28 Agosto 2016, 09:17 - Ultimo aggiornamento: 19:26
dal nostro inviato
AMATRICE - «Da qui non se ne vuole andare nessuno. E dove andiamo poi? Io sono nata ad Amatrice e sono sempre vissuta ad Amatrice». Quando parli con le signore del paese, quelle che vedono passare il presidente del Senato, Pietro Grasso, in visita a una delle tendopoli, e dicono a mezza voce, «speriamo che ora facciano le cose per bene», scopri che sì la paura alle 3.36 del 24 agosto è stata indescrivibile, sì il dolore non si cancellerà mai perché tutti hanno perso delle cose, molti i loro cari. Però è ad Amatrice - questa cittadina all'incrocio fra tre regioni senza essere né Lazio, Marche o Abruzzo ma, appunto, solo Amatrice - che vogliono ricostruire ciò che resta delle loro vite. Magari non la pensano tutti così, magari ci sarà chi è stanco e appena può se ne andrà in qualche hotel nelle Marche, però se lo tengono dentro. E poi queste non sono zone in cui ci si lamenta, in cui si fischia, urla e contesta, quando passa l'autorità, non c'è l'isteria che infesta certe pagine di Facebook. Qui con le ore che passano lente sotto le tende, dove di giorno fa molto caldo e di notte parecchio freddo, semmai rifletti.

 

RESTARE
Come Giovanni, un muratore di 50 anni, che scruta il futuro: «Mia moglie vuole restare qui, perché siamo legati ad Amatrice, ma anche perché con tutte queste scosse le tende sono più sicure. Certo, poi penso a nostro figlio, ha quattro anni, come farà con la scuola materna? E soprattutto: quando potrò tornare a lavorare?». La tendopoli al campo sportivo, quella gestita dalla protezione civile regionale guidata da Gennaro Tornatore, ora si sta riempendo. «All'inizio c'era diffidenza, perché tutti volevano dormire di fronte alle proprie case, vigilarle, ora si è riempita». C'era la paura dei furti e degli sciacalli, di perdere le poche cose rimaste sotto le macerie. E allora bisogna spostarsi di 500 metri dalla tendopoli, in un giardino c'è un camioncino dei vigili del fuoco davanti al quale si mettono i fila i cittadini di Amatrice. Prenotano la visita dentro la propria casa, per recuperare oggetti cari e beni di valore, ma dentro possono entrare solo insieme ai vigili del fuoco. Come ha fatto Claudio, un ragazzo di 20 anni anche lui nella tendopoli, che alle 3.36 del 24 agosto ha visto la casa crollare, solo il pavimento della sua stanza ha retto. È riuscito a fuggire dal primo piano, ma sono morti i genitori e la fidanzata. Con l'assistenza dei vigili del fuoco è rientrato rapidamente nella sua stanza e ha recuperato la sua chitarra. Claudio studia musica all'Aquila, da dove sono venuti a trovarli gli zii, che conoscono bene cosa stia provando, visto che anche loro hanno perso la casa nel sisma del 2009. «Si convive con il dolore». Come quello di chi, al cimitero di Amatrice, ha partecipato ad alcuni riti funebri privati, in attesa delle esequie pubbliche, ma senza salme, di martedì.

WI-FI
Nella tendopoli si ferma Zingaretti, il presidente della Regione, abbraccia i volontari della protezione civile che cucinano i pasti, ci sono rigatoni al sugo, si ferma a mangiare, mentre i suoi collaboratori verificano che il wi-fi per il campo sia stato attivato. Anche qui: sembra una cosa superflua, ma nelle ore senza fine della tendopoli Internet è una fonte di informazione e un modo per restare legati a familiari che magari abitano in altre città. La signora Annunziata, che viveva in una frazione con soli nove abitanti, Cascello, e che là è rimasta, anche se la sua casa è danneggiata, viene ospitata da parenti e la notte dorme nel sacco a pelo. Lei non pensa però al wi-fi, ma alle sue quattro pecore: «Prima per me erano un passatempo, ora rischiano di diventare l'unico sostentamento. Andarmene da Amatrice? Ma no, restiamo, in qualche modo si farà se ci aiutano e si fanno le cose per bene. Anche mia figlia non se ne vuole andare, noi siamo di Amatrice e ad Amatrice restiamo, mi ripete pure lei». Le voci della tendopoli, lontane però dall'area gestita da Save the children dove giocano i bambini, sono anche quelle che seguono gli intrecci cupi di chi ha perso chi. «Sai della figlia di... C'è anche il nipote... La madre non ha fatto a tempo...». Si parla anche degli altri tre cadaveri trovati all'hotel Roma. O di chi ancora non si trova, come Gianni Cicconi, uno dei fornai storici di Amatrice, lo conoscono tutti, aveva il laboratorio a corso Umberto. I vigili del fuoco stanno ancora scavando.