Professore, un terremoto di magnitudo 3.6 è in grado di fare danni simili a quelli cui stiamo assistendo?
«Riesce difficile credere che un terremoto magnitudo 3.6 con profondità stimata a dieci chilometri possa fare danni simili. È vero che bisogna prendere in considerazione la qualità degli edifici colpiti, ma c'è solitamente una correlazione piuttosto pragmatica tra la forza di una scossa e gli effetti che essa produce. E in questo caso i danni patiti mi paiono eccedenti rispetto ad altri eventi sismici di portata assimilabile. I miei dubbi sono in parte confermati dall'Osservatorio vesuviano, che in effetti valuta la scossa in una magnitudo 4.0 e ne colloca la profondità a 5 chilometri. E poi anche dal sito dell'Emsc, l'ente sismologico francese che monitora i terremoti in tempo reale, che riporta una magnitudo stimata in 4.5».
Sono numeri preoccupanti. È possibile ipotizzare che siamo in presenza di un nuovo sciame sismico che possa produrre ulteriori scosse?
«La prassi ci insegna che in Italia le scosse avvengono spesso a coppie. Per ragioni di prudenza, è pertanto necessario adottare tutte le misure di sicurezza del caso e mettere al riparo da pericoli turisti e abitanti. Sono certo che la Protezione civile è ben informata di tutti i pericoli del caso e di come prevenirli».
Sta dicendo che è probabilmente in arrivo una nuova scossa?
«Non è possibile fare affermazioni del genere in campo sismologico, dove nulla può essere previsto. Mi limito a segnalare che in base a dati empirici, è spesso ricorrente nel nostro Paese quel fenomeno che in gergo si chiama doppietta sismica: due scosse ravvicinate, l'una a poca distanza dall'altra».
Dobbiamo quindi aspettarci nuove scosse?
«Per rispondere in modo meno aleatorio, dovremo aspettare domani, i prossimi quindici giorni, e in ogni caso fino a un mese da questo primo evento».