Terremoto, il governo: «Borghi saranno ricostruiti com'erano, case provvisorie per 2.500 sfollati» `

Terremoto, il governo: «Borghi saranno ricostruiti com'erano, case provvisorie per 2.500 sfollati» `
di Alberto Gentili
3 Minuti di Lettura
Sabato 27 Agosto 2016, 09:13 - Ultimo aggiornamento: 21:24

L'INCONTRO
ROMA Ora è ufficiale: niente new-town sul modello de l'Aquila. Ad Amatrice, Accumoli, Arcuata del Tronto e negli altri Comuni colpiti dal sisma, verranno ricostruiti i centri storici rasi al suolo dal terremoto. E il primo step, nei prossimi giorni, sarà la ripresa dell'attività scolastica: «Il segnale che la gente resta dov'è nata e cresciuta. Nessuno verrà sradicato dai suoi borghi».
Insomma Matteo Renzi e Claudio De Vincenti, dopo un vertice con il capo della protezione civile Fabrizio Curcio e con i governatori di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, Nicola Zingaretti, Luca Ceriscioli, Catiuscia Marini, Luciano D'Alfonso, scelgono il modello emiliano: «Nessuno verrà sradicato dal proprio territorio», è la prima parola d'ordine. L'altra, twittata dal premier: unità: «Siamo al lavoro, tutti insieme, tutti uniti».

«L'ULTIMA PAROLA AI SINDACI»
Nella riunione di palazzo Chigi, durata oltre due ore, Renzi - dopo aver elogiato la Protezione civile per il salvataggio di 238 persone - ha spiegato che vuole ripartire dalle scuole «e dagli edifici comunali», per dimostrare «che lo Stato c'è in quei territori feriti mortalmente dal sisma». E per «evitare la fuga delle popolazioni». Dopo di che, ha sottolineato De Vincenti, «saranno i sindaci a decidere come andrà garantito un tetto agli sfollati». Per ora il numero provvisorio è di poco inferiore a 2.500, quelli che hanno chiesto ospitalità nelle tendopoli. Le opzioni per garantire poi una sistemazione a chi ha perso la casa sono al momento due: i moduli abitativi provvisori (prefabbricati), oppure il trasferimento in hotel poco distanti dai luoghi della tragedia. «In ogni caso dal governo non verrà alcuna imposizione, l'ultima decisione spetterà ai sindaci dei Comuni terremotati».
 
Una linea confermata poco più tardi in conferenza stampa. «Condividiamo il sentimento delle popolazioni delle zone colpite che vogliono poter rimanere radicate sul territorio», ha detto De Vincenti, «per questo la ricostruzione dovrà essere la ricostruzione dei centri colpiti come erano, più sicuri ma che mantengano intatte la tradizione, la cultura e le radici delle comunità locali». Il braccio destro di Renzi ha poi aggiunto: «Per le popolazioni colpite il primo segnale è che le scuole possano riaprire e l'attività scolastica possa ripartire il più presto possibile. Così viene garantito alle comunità locali che i loro figli possono continuare a studiare nel loro territorio». Spiegazione: «Questa è la fase in cui giorno dopo giorno dobbiamo ricostruire il futuro di queste comunità all'insegna della loro identità e del loro radicamento».
Una linea che ha trovato d'accordo i governatori delle Regioni colpite: «C'è piena condivisione sulla strategia con governo e Protezione civile», ha detto Zingaretti, «ora puntiamo a una ricostruzione che dia futuro alle comunità colpite e ne garantisca il radicamento nei loro borghi. I paesi distrutti o lesionati saranno ricostruiti, vogliamo garantire l'identità culturale e storica». «E la governance che è stata decisa», ha aggiunto Curcio, «stabilisce un rapporto strettissimo tra Protezione civile, Regioni e sindaci, con massima condivisione delle decisioni».

CASA ITALIA
Altro punto fermo è la questione dei fondi per la ricostruzione. Renzi si batterà perché tutti siano fuori dal patto di stabilità europeo. E cercherà di inserire nelle spese in deficit anche i fondi per la prevenzione anti-sismica che dovranno dare corpo e anima al progetto Casa Italia, annunciato giovedì sera. Un intervento che il viceministro alle Infrastrutture, Riccardo Nencini, garantisce «sarà organico e dentro a una cornice organica, tenendo insieme i fondi già stanziati per il dissesto idrogeologico, per l'edilizia scolastica e per l'edilizia residenziale pubblica».