Terremoto, le case Ater costruite con «piloni sottili e niente ferro»: così sono morti in 22

Terremoto, le case Ater costruite con «piloni sottili e niente ferro»: così sono morti in 22
di Sara Menafra
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Giovedì 22 Settembre 2016, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 09:51
dal nostro inviato
RIETI
Sono ventidue i morti sotto le macerie delle due palazzine Ater, ex case popolari, di Amatrice. Ed è da quei ventidue morti che a un mese dal sisma dello scorso 24 agosto riparte l'inchiesta della procura di Rieti su quella notte di terrore, al momento ancora per disastro ed omicidio colposo senza indagati. Lunedì prossimo, proprio in quel che resta delle due palazzine di largo Sagnotti che ospitavano 12 appartamenti in tutto e in buona parte riscattate dagli ex inquilini, partiranno carotaggi e prelievi sui quali sarà basata la perizia affidata al professor Antonello Salvatori dell'università dell'Aquila che dovrà pian piano occuparsi di tutti gli edifici sospetti crollati un mese fa.

I TECNICI AL LAVORO
Ad una prima verifica informale, sia il perito sia i tecnici dell'Ater, si sono accorti di due indizi che lasciano pensare a costruzioni fatte violando persino le norme antiquate dell'epoca in cui sono state costruite: i piloni che sorreggevano i due edifici sembrano avere uno spessore di non più di venti centimetri, mentre la normativa antisismica che avrebbero dovuto rispettare, la prima legge antisismica moderna, del 1974, ne prescriveva almeno quaranta. E da almeno uno di questi piloni non spunterebbero i classici tondini di ferro che costituiscono l'intelaiatura del cemento armato. Almeno apparentemente, la struttura non aveva l'anima alla quale appoggiarsi.

I due palazzi, ma la stessa regola vale per tutta l'indagine, dovranno essere giudicati basandosi sulla normativa del 74 e non su quelle più recenti. La legge italiana prescrive, infatti, che anche in zona 1, la più pericolosa e quella nella quale era iscritta Amatrice, gli edifici debbono semplicemente essere conformi alle normative antisismiche dell'epoca in cui sono stati costruiti, a meno che non intervengano sopraelevazioni o modifiche strutturali. Solo negli ultimi anni è stato aggiunto un articolato parzialmente più restrittivo che chiede la messa in sicurezza (ma non l'adeguamento sismico) di alcune strutture strategiche.

Le palazzine di largo Sagnotti non avrebbero mai subito interventi di sopraelevazione o modifiche strutturali. Sono però state costruite tra il 74 e il 77, in tempo per essere adeguate alla prima legge antismica di epoca moderna in Italia. E il capitolato d'appalto che Ater ancora conserva e ha consegnato nei giorni scorsi in procura a Rieti parla, ovviamente, di piloni larghi 40 centimetri e di cemento armato portante, anche se alcuni accorgimenti oggi d'uso comune specie in area sismica sono stati inseriti solo nelle leggi successive.

C'è anche un altro elemento che fa guardare con sospetto in particolare alle due palazzine di largo Sagnotti. Nei giorni scorsi, la procura di Rieti ha acquisito gli studi dell'istituto di geologia Ingv, il più importante nell'analisi dei terremoti in Italia. E da quei documenti sarebbero state tratte già alcune conclusioni importanti: il sisma è sì stato di magnitudo 6.0 ma la spinta, la vera scossa insomma, è durata solo tre secondi mentre il successivo minuto e venti secondi di oscillazione che i cittadini delle province di Ascoli e Rieti ben ricordano è frutto solo di movimento inerziale. L'ipotesi alla quale lavora il perito Salvatori, e ovviamente tutta da verificare, è che in queste condizioni gli edifici in cemento armato, se ben costruiti, non sarebbero dovuti crollare. Anche quelli risalenti agli anni 70.

Solo uno dei due palazzi era stato completamente riscattato dagli ex inquilini. Nell'altro vivevano ancora due famiglie Ater una assegnataria che aveva avuto la casa da pochi mesi, a luglio. E una occupante abusiva con la quale era in corso una trattativa per spostarla altrove. In ogni caso anche i proprietari che hanno comprato le case ex popolari nulla sapevano dell'andamento dei lavori degli anni 70.

L'altro edificio in cemento armato sul quale presto potrebbero partire le analisi è l'hotel Roma, il principale albergo di Amatrice ed è possibile che ben presto partano i sopralluoghi anche su questo palazzo, sebbene i proprietari giurino e spergiurino che tutto è stato fatto secondo le norme.

LE DELIBERE SULLA SCUOLA
Altro punto sul quale la procura di Rieti ha deciso di puntare parecchie energie è la vicenda dell'istituto comprensivo Romolo Capranica, la scuola crollata almeno nel corpo centrale sebbene nel 2012 avesse subito importanti lavori di ristrutturazione e i cartelli festosi che ancora la circondano parlino di un edificio adeguato sismicamente. Negli scorsi giorni sono state acquisite le delibere con le quali furono avviati quelli che il sindaco Giorgio Pirozzi aveva definito sontuosi lavori di ristrutturazione. Dei cinquecentomila euro ricevuti dal comune e collegati ai finanziamenti post sisma del 97 solo una piccola parte è stata dedicata ai lavori di miglioramento sismico delle due ali dell'edificio. Il corpo centrale non ha subito alcun intervento del genere e i soldi sono serviti soprattutto a rifare riscaldamenti e attrezzature anti incendio. Una modifica della destinazione finale dei finanziamenti post terremoto sulla quale ora la procura di Rieti vuol vedere chiaro.

I PALAZZI SOTTO SEQUESTRO
A coordinare le verifiche sulla scuola affidate a Guardia di finanza, Guardia forestale e Carabinieri sono tutti e quattro i pm impegnati sul caso terremoto, assieme al procuratore. Cristina Cambi, Rocco Maruotti, Raffaella Gammarota e Lorenzo Francia. Per tutti gli altri 68 palazzi ancora sotto sequestro, invece, i fascicoli sono stati ripartiti a cominciare dai due realizzati in cemento armato. A coordinare le verifiche sulle due palazzine Ater è il pm Rocco Maruotti mentre Cristina Cambi si occupa dell'hotel Roma e delle sue sei vittime.
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