Telefonate selvagge, scontro sui divieti: «A rischio la privacy»

Telefonate selvagge, scontro sui divieti: «A rischio la privacy»
di Andrea Bassi
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Venerdì 5 Maggio 2017, 07:51 - Ultimo aggiornamento: 19:44
Antonello Soro, il garante della privacy si è detto «sconcertato». Deborah Bergamini, vice presidente forzista della Commissione trasporti della Camera ha bollato la norma come una «legalizzazione dello stalking telefonico». Persino il Movimento Cinque Stelle, che in realtà ha scritto e fatto approvare quel testo, si è unito al coro di indignazione parlando di «spam di Stato». Il caso è stato creato da una norma inserita nel disegno di legge sulla concorrenza, approvato due giorni fa in Senato con il voto di fiducia, e che modifica il codice della privacy. Due commi che nella sostanza dicono tre cose: la prima è che quando un operatore di un call center chiama su un'utenza, deve dire per conto di quale azienda lavora. La seconda è che deve subito dire anche perché telefona, se per proporre un contratto o per avere altre informazioni dal consumatore. E la terza è chiedere a chi è dall'altra parte del filo se vuol proseguire nella conversazione. Se quest'ultimo risponde no, allora l'operatore del telemarketing deve mettere giù senza fare troppe storie.

LA REAZIONE
Per il senatore del Movimento Cinque Stelle, Gianluca Castaldi, primo firmatario dell'emendamento approvato al provvedimento sulla concorrenza, «si tratta di una norma a maggior tutela dei consumatori». Per il garante della privacy, invece, nasconde un tranello, perché «elimina il requisito del consenso preventivo per le chiamate promozionali, liberalizzando il fenomeno del telemarketing selvaggio e prevedendo come unica forma di tutela dell'utente la possibilità di rifiutare le sole chiamate successive alla prima». L'inghippo starebbe nel fatto che i nuovi commi si vanno ad inserire in quella parte della legge sulla privacy dedicata al registro delle opposizioni, un registro nel quale chiunque ha una linea di telefono fissa può iscriversi per non essere disturbato dai venditori telefonici (oggi sono 1,5 milioni i consumatori che lo hanno fatto). Secondo Soro, insomma, adesso il muro al telemarketing selvaggio sarebbe caduto anche per chi ha inserito il suo numero di telefono nel registro.

L'INTERPRETAZIONE
Una interpretazione, però, non condivisa per nulla dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Secondo fonti del ministero, l'emendamento è chiaramente finalizzato a fornire un ulteriore strumento di tutela dei consumatori. L'obiettivo del testo, insomma, è quello di consentire a tutti gli utenti, a prescindere dal fatto di essere o meno iscritti al registro delle opposizioni, di respingere eventuali chiamate non desiderate. Come dire, un modo più educato per obbligare gli insistenti operatori del telemarketing a mettere giù la cornetta. Ma c'è dell'altro. L'esigenza di maggior tutela, spiegano ancora gli uomini di Calenda, discende del resto dalla diffusa percezione di inefficacia del sistema vigente, come testimoniano le numerosissime segnalazioni che pervengono allo stesso garante della Privacy. Un modo per dire che Soro sa bene che il registro funziona male e non fa da scudo allo spam telefonico. In realtà in Parlamento è in discussione un progetto di riforma dello stesso registro, il cui scopo è rendere la sua protezione effettiva e, soprattutto, allargarla anche alle chiamate sui cellulari, oggi escluse dalla normativa sulla privacy.