«La sfrontatezza e la facilità che tutti gli indagati svolgenti una pubblica funzione dimostrano nel violare costantemente i loro doveri istituzionali e le norme dello Stato - annota il gip - portano ragionevolmente a ritenere che lo spaccato di illegalità che traspare dalla presente indagine costituisca per tutti (anche per coloro che non vantano particolari legami di conoscenza con Canegrati, l'imprenditrice ritenuta promotrice della corruzione ndr.) l'abituale modo di gestire la "res publica", totalmente svilita in ragione del proprio personale rendiconto».
Corbetta scrive anche che la gestione «degli ambulatori odontoiatrici» era «organizzata con modalità tali da favorire il ricorso, da parte del privato cittadino, alle prestazioni in regime di solvenza, talvolta con modalità tali da indurre l'utente in errore in ordine all'impossibilità di ottenere la prestazione tramite il pagamento del solo ticket sanitario o, addirittura, gratuitamente». Alla «artificiosa induzione dell'utente a scegliere il servizio in solvenza perchè più rapido creando artificiosamente liste d'attesa in realtà inesistenti, si aggiunge un altro strumento chiaramente truffaldino che induce il paziente a ricorrere alla prestazione a pagamento nella convinzione che il costo del ticket sanitario sarebbe di poco inferiore», scrive ancora il gip di Monza, spiegando che i cittadini sono privi «di qualsiasi tutela».
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