Sicilia, superpensioni per tutti. In Trentino il dentista è gratis

Sicilia, superpensioni per tutti. In Trentino il dentista è gratis
di Diodato Pirone
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Martedì 12 Luglio 2016, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 18:16
Potrà sembrare incredibile ma a ben quattro anni e mezzo dall’innalzamento verticale dell’età pensionabile per milioni di italiani scattato con la legge Fornero per salvare i conti pubblici, c’è una Regione che consente a migliaia di persone di lasciare tranquillamente il lavoro con le regole precedenti.
I baciati dalla fortuna, manco a dirlo, sono i dipendenti più anziani fra i 16.500 della Regione Sicilia. Ma a Palermo, per evitare il collasso di altre strutture, hanno pensato bene di allargare il privilegio anche ai 7.000 lavoratori delle società controllate dalla Regione e già che c’erano ai 500 impiegati delle nove Camere di commercio regionali.

IL TETTO
Pudicamente nella legge regionale, nota come “stralcio”, approvata recentemente a Palazzo dei Normanni con l’astensione su alcuni punti dei 5Stelle, si consente il pensionamento facile “purché non ci siano aumenti della spesa regionale”. In attesa di capire come la contabilità siciliana possa realizzare questo doppio tuffo carpiato non resta che affidarsi alle parole del presidente della Regione, Rosario Crocetta. Che ha promesso la riduzione del 30% dell’esercito di 1.818 dirigenti regionali (uno ogni 9 dipendenti) e per quest’anno ha imposto un tetto di 160.000 euro lordi alle pensioni degli ex dipendenti regionali, colpendone (sia pure a tempo poiché tutto tornerà come prima dal primo gennaio 2017) una cinquantina di stratosferiche.
 
Ma in che cosa consiste più precisamente la manovra pensionistica “made in Sicilia”.
In parole povere la Regione Sicilia si trova a dover gestire troppi dipendenti e, non sapendo come sforbiciarne il numero, ha deciso di incentivarne il prepensionamento. Di qui la possibilità lasciata a circa duemila persone (compresi i lavoratori delle partecipate e delle Camere di commercio) di andare a riposo sostanzialmente con i requisiti precedenti alla legge Fornero. In pratica questi italiani speciali potranno andare a riposo fino al 2020 anzichè con 66 anni e 6 mesi d’età, con 61 anni d’età e 36,5 anni di contributi. Anche la durata del servizio è agevolata: oggi i dipendenti pubblici italiani che hanno iniziato a lavorare presto possono andare a riposo a qualunque età purché abbiano almeno 42 anni e 10 mesi di servizio. A quelli siciliani ne bastano 40.

Modeste le penalizzazioni per i superprivilegiati dell’isola. In sostanza la loro pensione - per la parte retributiva - verrà calcolata sulla media degli stipendi degli ultimi 5 anni di lavoro e non potrà superare un determinato tetto che tuttavia non annulla de facto la forte agevolazione ottenuta.

SALVAGENTE D’ORO
L’autostrada verso la pensione ha le sembianze di un salvagente dorato soprattutto per i dipendenti delle Camere di commercio siciliane che vivono da tempo con l’acqua alla gola. L’istituto camerale di Enna, ad esempio, quest’inverno ha smesso di pagare gli stipendi. Curiosissima la storia di questa Camera di commercio: l’anno scorso è finita nel mirino di una commissione d’inchiesta (della Regione) perché si scoprì tra l’altro che il suo segretario godeva di una retribuzione di ben 237.000 euro annui. Uno stipendio ancor più faraonico se si pensa che la spesa complessiva annua per il personale della struttura non arrivava a 1,1 milioni.

Ma la Sicilia è solo la punta di diamante dell’iceberg della spesa allegra rappresentato tutt’oggi dalle cinque Regioni a Statuto Speciale.

Basta sfogliare le pagine dei giornali locali per scoprire che in Sardegna non c’è verso di abolire le quattro ulteriori e improbabili province che furono istitute nel 2001 con capoluoghi eccentrici come il comune di Villacidro (12.000 abitanti) per la “provincia” del Campidano. La Regione per la verità ha nominato dei commissari con la missione di sopprimerle, ma ben difficilmente si arriverà alla loro eliminazione prima del referendum sulla Costituzione che - come è noto - abolisce la parola “Province” dalla Costituzione stessa.

Sulla stessa lunghezza d’onda la Valle d’Aosta che con i suoi 129.000 abitanti continua a permettersi una Regione che ha ben 3.100 dipendenti. Ad Aosta si contano circa 4 dipendenti regionali ogni cento residenti contro una media nazionale che si ferma a quota 0,07.

Non a caso gli impiegati della Regione Valle d’Aopsta costano uno sproposito: ben 2.137 euro annui in media per ogni residente. Ma anche in Sicilia non si scherza: il personale di Palazzo dei Normanni costa in media 346,8 euro ad ogni siciliano contro gli appena 20 euro ad abitante che i dipendenti del Pirellone costano ai lombardi.
Senza contare l’immenso capitolo dei privilegi distribuiti a pioggia agli abitanti delle Regioni a Statuto speciale. In Trentino, che trattiene circa il 90% delle tasse prodotte in loco, tra mille altri incentivi le famiglie possono contare sulle cure odontoiatriche gratuite fino ai 18 anni dei loro figli. Chi paga? Gli altri italiani.
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