Sicilia, compravendita di voti alle elezioni regionali del 2012: cinque arresti

Sicilia, compravendita di voti alle elezioni regionali del 2012: cinque arresti
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Mercoledì 27 Maggio 2015, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 16:10
La Guardia di Finanza ha eseguito cinque misure di custodia cautelare emesse dal gip di Palermo nei confronti di altrettanti soggetti accusati di compravendita di voti nelle elezioni del 2012 per il rinnovo del Consiglio comunale di Palermo e dell'Assemblea regionale siciliana.



Nei confronti degli indagati sono stati disposti gli arresti domiciliari. I cinque sono accusati, a vario titolo, di aver promesso o ricevuto denaro e altre utilità in cambio di voti, per sè o per altri, nelle elezioni comunali e regionali del 2012.



Tra i cinque destinatari delle misure cautelari anche due consiglieri dell'Assemblea regionale siciliana tuttora in carica e un ex deputato regionale. Si tratta di Nino Dina, dell'Udc, presidente della Commissione Bilancio dell'Assemblea regionale, Roberto Clemente, eletto nelle liste del Pid, e dell'ex deputato, già indagato per intestazione fittizia di beni, Franco Mineo, oltre a Giuseppe Bevilacqua, del Pid, aspirante consigliere comunale, mai eletto.



Tra gli indagati c'è anche un finanziere accusato di corruzione, mentre i politici rispondono di voto di scambio. Per tutti il gip di Palermo ha disposto gli arresti domiciliari. L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e nasce da una indagine di mafia. In cambio dei voti gli indagati avrebbero promesso posti di lavoro e denaro.



Questa mattina i Finanzieri hanno effettuato un blitz all'Assemblea regionale siciliana, con perquisizioni e sequestri di documenti in commissione Bilancio, dove si trova la stanza di Nino Dina (Udc). I finanzieri sono entrati a Palazzo dei Normanni assieme allo stesso Dina, accompagnato dal suo avvocato, e si sono diretti subito al piano parlamentare, il primo, dove si trovano gli uffici della commissione Bilancio. Secondo quanto apprende l'ANSA, gli investigatori hanno sequestrato diversi documenti e controllato dei computer. Il blitz è durato circa mezz'ora. Poi i finanzieri, una decina, Dina e il suo legale hanno lasciato il Palazzo. Il deputato ha la sua segreteria politica a poche centinaia di metri dall'Assemblea, in corso Calatafimi.



Saranno sospesi fino a quando rimarranno sottoposti alla misura interdittiva Nino Dina (Udc) e Roberto Clemente (Pid-Cp), i due deputati dell'Assemblea regionale siciliana arrestati dalla Guardia di Finanza. A loro subentreranno i primi dei non eletti nelle liste elettorali di cui facevano parte Dina e Clemente al momento della candidatura alle regionali del 2012. Spetta alla Presidenza del consiglio emettere il provvedimento di sospensione che poi sarà trasmesso al commissario dello Stato e quindi comunicato alla Presidenza dell'Assemblea regionale per una presa d'atto. In base alla legge, Dina e Clemente durante la sospensione percepiranno comunque una parte dell'indennità parlamentare, la restante parte sarà appannaggio dei deputati subentranti. Dina e Clemente rientreranno all'Ars non appena cesserà la misura cautelare, anche in questo caso la procedura è la stessa di quella della sospensione.




Crocetta: «Non criminalizzare tutta la classe politica». «La verità e la giustizia tutelano la vita democratica. Certo, sicuramente non si può gioire di fronte alle disgrazie altrui, soprattutto quando vengono arrestati esponenti in carica del Parlamento regionale. Ma non bisogna assolutamente criminalizzare tutta la classe politica. Sarebbe un errore». Lo ha detto all'Adnkronos il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta parlando dell'arresto di Dina e Clemente. «L'esecutivo governa e il Parlamento legifera e controlla - dice Crocetta - credo sia l'unico metodo che si debba adottare a tutela della vita di un corretto funzionamento della democrazia. Ovviamente, come tutti quanti, non conosco i dettagli di una operazione che apprendo solo ora dalle agenzie di stampa. Credo comunque che se la magistratura ha adottato provvedimenti così severi lo abbia fatto in possesso di prove».



«Nella logica della separazione dei poteri ho denunciato più volte il fatto che una parte della politica e dell'economia in Sicilia non abbiano rotto con il sistema mafioso - prosegue Crocetta - Rimangono ancora aree di singoli che pensano di potere controllare la vita economica e politica della Regione avvalendosi di uomini a volte vicini a Cosa nostra. Noi abbiamo allontanato diverse persone dalla macchina burocratica e pure dall'ex bacino dei Pip. Non è compito della politica giudicare e individuare responsabilità penali ma della magistratura. Non fare l'errore di criminalizzare intere forze politiche o qualunquisticamente tutta la politica. Le responsabilità sono individuali e per esse si risponde davanti ai giudici. Il metodo blindato che ho adottato fin dall'inizio mette al riparo da devianze individuali, in Sicilia anche la politica sta cominciando a cambiare».



Il presidente dell'Ars. «Separare l'immagine e il ruolo dell'Assemblea regionale siciliana dai comportamenti penali e morali dei singoli è una vera fatica di Sisifo. Sono sempre più convinto che le inchieste siano dovute e necessarie, nell'interesse delle stesse istituzioni politiche, per fugare tutte le ombre ed individuare le responsabilità penali, che sono esclusivamente personali». Lo afferma il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone.



Le intercettazioni. «Questa indagine conferma l'importanza delle intercettazioni che restano determinanti per l'accertamento di tutta una serie di reati».
Lo ha detto il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi nel corso della conferenza stampa in cui sono stati illustrati i risultati dell'indagine della Finanza che ha portato all'arresto dei 4 politici siciliani. A proposito dell'arresto dell'esponente delle Fiamme Gialle il procuratore ha aggiunto: «È stata la stessa Finanza ad arrestarlo. E comunque questa vicenda ci insegna che l'attenzione deve restare alta anche negli apparati che si occupano del contrasto alla criminalità organizzata».
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