Serial killer, è caccia anche all'estero
Panico tra le prostitute della Liguria
L'uomo sequestrato: mi ha trattato bene

Serial killer, è caccia anche all'estero Panico tra le prostitute della Liguria L'uomo sequestrato: mi ha trattato bene
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Giovedì 19 Dicembre 2013, 11:22 - Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre, 09:40

Il serial killer ancora non si trova e pi passano le ore, pi aumenta la paura.

Le ricerche di Bartolomeo Gagliano, il pluriomicida evaso ieri dal carcere genovese di Marassi, oltre che nel territorio nazionale, in queste ore sono estese anche all'estero. Il sospetto è che l'uomo, 55 anni, che in passato ha commesso tre omicidi e un tentato omicidio, possa aver varcato le frontiere italiane per nascondersi in Spagna o Francia. La pistola che Bartolomeo Gagliano ha utilizzato per 'convincere' il panettiere savonese a dargli un passaggio da Savona a Genova probabilmente è vera. Ne sono convinti gli inquirenti dopo la descrizione che il panettiere Maurizio Revelli ha fatto dell'arma.

Il permesso a Bartolomeo Gagliano «è stato rilasciato su basi legittime, dopo un lungo studio delle relazioni che riportavano da tempo una compensazione del disturbo psichiatrico, lucidità, capacità di collaborare, tranquillità e nessun rilievo psicopatologico». Lo ha detto il giudice del tribunale di sorveglianza Daniela Verrina, che ha firmato il permesso.

Il nipote del serial killer in fuga. «Mio zio ha sicuramente perso la testa dopo che gli è stato rifiutato un permesso per tornare a Savona a Natale». Così Andrea Gagliano, figlio del fratello di Bartolomeo, serial killer evaso dal carcere di Marassi, cerca di spiegare le ragioni della fuga. «Zio costituisciti, non fare del male a nessuno. Torna a casa. Ti aspettiamo» è l'appello rivolto al parente dal giovane.

«Con mio zio ho trascorso due anni insieme, dal giugno 2011 al settembre 2013. Eravamo nella stessa cella a Marassi. Lui per le sue cose, io per le mie. Una cosa la voglio proprio dire: non è come lo dipingono i giornali. Non era più il tipo di trent'anni fa. Aveva messo la testa a posto e aveva sistemato anche la mia. Mi aveva fatto capire proprio in quel periodo che dovevo fare il bravo», racconta ancora Andrea Gagliano, nipote di Bartolomeo.

«Lunedì sera ci siamo salutati alle 22. Ci siamo baciati e abbracciati. Era tranquillo. Forse ha perso la testa perchè aveva ricevuto una risposta negativa dal Cim che avrebbe dovuto avvallare la licenza premio di Natale, sarebbe stata la quarta. Allo zio è stato detto che il medico era in ferie e quindi non poteva firmare l'autorizzazione. Quella potrebbe essere la ragione del suo gesto. Ora siamo preoccupati per lui perchè non sappiamo davvero dove possa essere andato».

Tra le prostitute Da Genova a La Spezia è terrore tra le prostitute dopo l'evasione del serial killer Bartolomeo Gagliano, già responsabile di tre assassinii e di un tentato omicidio tra 'lucciolè e transessuali. Presidi a luci rosse la notte scorsa sono rimasti a Chiavari, a Lavagna, e in alcuni quartieri di Genova, oltre a quelle che lavorano nei caruggi del capoluogo ligure. La voce della fuga di Gagliano in poche ore ha fatto il giro nell'ambiente e molte prostitute hanno iniziato a diffidare dall'accettare incontri con clienti non conosciuti. Una sorta di psicosi che si sta diffondendo anche nelle regioni limitrofe. Nella notte sono stati istituiti numerosi posti di blocchi sulla via Aurelia e ai caselli autostradali.

Il panettiere «Guardate che con me quello là è stato un signore, si è comportato bene». Lo ha detto Maurizio Revelli, il panettiere sequestrato da Bartolomeo Gagliano, il serial killer evaso dal carcere di Marassi. «La polizia - racconta il panettiere - mi ha mostrato diverse foto, ma io non l'ho proprio riconosciuto. L'ho saputo dopo che si trattava di Gagliano. Ma devo proprio dare atto che con me si è comportato bene e durante il viaggio la pistola se l'è sempre tenuta in tasca».

L'evasione dell'ergastolano Bartolomeo Gagliano «è sicuramente un fatto di estrema gravità, sul quale è doveroso accertare cause ed eventuali responsabilità». È quanto afferma Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia alla Camera, in risposta alla lettera dell'Associazione vittime del dovere. «Ho già investito il guardasigilli Anna Maria Cancellieri delle richieste del presidente dell'Associazione, Emanuela Piantadosi, e mi risulta che il ministro abbia già avviato i necessari accertamenti ispettivi preliminari per fare chiarezza sulla vicenda». Quanto ai lavori della commissione Giustizia, «fin dal nostro insediamento - assicura Ferranti - stiamo affrontando, anche con misure strutturali, le tematiche legate al carcere con due priorità ben precise: da un lato assicurare certezza ed effettività della pena e sicurezza dei cittadini, dall'altro garantire il rispetto dei diritti umani dei detenuti e la funzione di recupero della pena».

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