Dal sequestro Moro all'Isis: l'evoluzione delle intercettazioni e le sfide per il futuro

Dal sequestro Moro all'Isis: l'evoluzione delle intercettazioni e le sfide per il futuro
di Giulia Prosperetti
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Giovedì 13 Luglio 2017, 21:22 - Ultimo aggiornamento: 16 Luglio, 12:53

Per affrontare nuove sfide, come quelle rappresentate dalle attuali forme di terrorismo internazionale, sono necessari nuovi strumenti. Così mentre la criminalità organizzata e il terrorismo di matrice jihadista si evolvono, riuscendo ad aggirare le contromisure messe in campo dagli investigatori, anche le tecniche di indagine e contrasto al crimine progrediscono avvalendosi dei recenti sviluppi tecnologici. 
 

 


A partire dalla fine degli anni ’70, con il sequestro di Aldo Moro, le tecniche utilizzate dalla Polizia Scientifica per il riconoscimento del parlatore, le cosiddette intercettazioni, si sono notevolmente evolute passando da un’analisi soggettiva e con margini di errore elevati, che si basava essenzialmente sulla lettura e il confronto dei sonogrammi, a metodi sempre più sofisticati e validati scientificamente, classificati come sistemi semi-automatici e automatici. 

Se le intercettazioni nel corso degli ultimi decenni si sono rivelate uno strumento sempre più necessario nelle investigazioni, oggi, in un contesto in cui attraverso l’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione i criminali hanno la possibilità di rendere anonima la propria identità, la corretta identificazione dei parlatori, la biometria vocale, assume sempre più importanza ai fini delle indagini. 

«Quello del riconoscimento dell’impronta fonica è un campo importantissimo. Si sta andando avanti velocemente e già oggi ci sono dei livelli altissimi di professionalità e quindi di attendibilità. Il passaggio successivo che ricerchiamo è quello per cui, inserendo le voci dei soggetti di interesse per la polizia giudiziaria in una banca dati, sia possibile, al momento dell’inserimento di una nuova voce, procedere automaticamente all’identificazione del soggetto».


Il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, il Generale di Corpo d’Armata Tullio Del Sette, a margine della conferenza “la biometria vocale nelle investigazioni” che si è tenuta oggi alla Caserma “V.B. MOVM Salvo D’Acquisto” di Roma, ha parlato dello stato attuale delle tecniche investigative basate sulle intercettazioni e degli sviluppi futuri nel campo della biometria vocale. «La realizzazione della banca dati rappresenta una nuova sfida e un passaggio importantissimo. Non pensiamo solo alle intercettazioni ma anche alle conversazioni che si possono trovare sul Web e che possono rivelarsi significative ai fini dell’individuazione e del riconoscimento degli autori di diversi reati. Non soltanto reati predatori, di corruzione che avvengono in Italia nell’ambito di una città, mi riferisco anche alla criminalità organizzata transnazionale e al terrorismo internazionale. È già avvenuto che dei terroristi assassini magari con il volto coperto siano stati riconosciuti attraverso il confronto della loro voce con una già riconosciuta e questo attesta che siamo già a un livello molto alto in questo settore», ha affermato il Comandante. Un settore in cui l’Italia si posiziona tra i paesi più avanzati. «Questo avviene – racconta Del Sette – un po’ per tradizione e un po’ per necessità perché noi in Italia, così come la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza ci confrontiamo da tanti anni con la criminalità organizzata. Abbiamo cominciato con la necessità di riconoscere le voci nei sequestri di persona degli anni ’70 e’80 e nelle attività di contrasto dell’eversione interna e del terrorismo. Questo ci ha spinto tutti a cercare di procedere rapidamente verso nuovi sistemi, nell’individuazione di nuove apparecchiature, nell’utilizzazione degli strumenti più avanzati che ad esempio in America o in altri Stati erano stati messi a disposizione delle forze di polizia più attente. Ci ha spinto anche a inventare qualcosa. Alcuni brevetti, infatti, sono stati registrati da appartenenti al raggruppamento investigazioni scientifiche dei carabinieri».

La realizzazione di un database condiviso rappresenta uno degli step più importanti anche per il Comandante del RIS di Messina, il Tenente Colonnello Davide Zavattaro. «La nuova sfida è fare un database, poter attingere con i sistemi automatici all’immenso patrimonio di intercettazioni che abbiamo in Italia, un enorme mole di dati che attualmente sono confinati nelle procure o custoditi dagli investigatori che se li tengono gelosamente stretti. Fino a che il sistema era quello semi-automatico tutte le comparazioni erano lunghe e richiedevano giorni di lavoro. Adesso, anche se con un margine di errore, è possibile processare centinaia di migliaia di voci in poco tempo e una banca dati permetterebbe di mettere a frutto queste immense possibilità offerte dalla tecnologia». 

La seconda sfida, per Zavattaro, sono le fonti aperte. «Se ad esempio sto indagando su di un terrorista che proviene da una determinata regione, posso andare su internet, su You Tube, e scaricare tutti i video che vengono dalla sua regione di provenienza. In seguito questo materiale può essere analizzato grazie a un software che taglia automaticamente le voci». Uno scenario futuro possibile grazie allo Speaker Identification Integrated Project (SIIP), un progetto di ricerca finanziato dalla Commissione Europea che si prefigge di sviluppare un sistema per l’identificazione dei parlatori che identifica soggetti sconosciuti in chiamate intercettate, in file audio-video relativi a determinati crimini, nell’ambito dei filmati legati alla strategia del terrore, come quelli diffusi dallo Stato Islamico, in contenuti diffusi sui social media e i qualsiasi altro tipo di mezzo o canale di comunicazione. Un sistema grazie al quale si potrà superare il problema dell’utilizzo di identità nascoste o false da parte dei terroristi e dei criminali che utilizzano Internet per evitare di essere intercettati, identificati e monitorati. Le informazioni acquisite verranno poi condivise tra le forze di polizia di tutto il mondo, tramite Interpol e conformemente alle relative procedure di cooperazione internazionale, accelerando così il processo di ricerca e ottimizzando le risorse. 










 

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