Terremoto, corsa contro il tempo per le scuole: «Non c'è futuro senza i bimbi»

Terremoto, corsa contro il tempo per le scuole: «Non c'è futuro senza i bimbi»
di Renato Pezzini
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Giovedì 1 Settembre 2016, 09:05 - Ultimo aggiornamento: 11:41
dal nostro inviato
ARQUATA DEL TRONTO - Ecco, questo è il posto giusto per ricominciare. Un grande parcheggio vicino alla palestra di Borgo Arquata dove i tecnici già prendono le misure e le ruspe cominciano a spianare il terreno: «La nuova scuola nascerà qui». Lo ha promesso il vescovo di Ascoli che, attraverso la Caritas, farà portare i prefabbricati in legno dove verranno allestite aule, sala docenti, uffici per la segreteria. Bisognava solo scegliere il posto, adesso il posto c'è. Oggi verrà anche la ministra Giannini a fare un sopralluogo. Nei campi degli sfollati i bambini sono pochi. C'è da esserne contenti, significa che stanno altrove, dai parenti che abitano in città o da conoscenti che li ospitano in posti sicuri dove vivere è meno complicato. Ma c'è anche da preoccuparsene, e il sindaco di Arquata, Alessandro Petrucci, lo ripete da giorni: «Se vanno via i bambini alla fine andranno via anche le loro famiglie e il paese rischia di diventare un deserto». Per questo la costruzione della scuola è già un'affannosa corsa contro il tempo: per il 15 settembre dev'essere tutto pronto.

 

LE FRAZIONI
Arquata e le sue tredici frazioni avevano una sola scuola, centoventi alunni divisi fra asilo, elementari e medie. La scommessa è di rivederli tutti dietro i banchi quando, fra due settimane, inizieranno le lezioni. Ti svegli al mattino e, per quanto frastornato dalla condizione di sfollato, sai che hai un compito da svolgere, andare a scuola col minibus, seguire le lezioni, fare i compiti. Una vita normale che ricomincia nonostante tutto, e ricomincia vicino a casa anche se la casa per adesso è solo una tenda blu.

A Rieti, in Provveditorato, c'è un viavai di presidi. Ci sono tutti quelli della Provincia di Rieti e quelli dei Comuni dell'ascolano colpiti dal sisma. In una stanza al primo piano la ministra Giannini assicura che «verrà fatto ogni sforzo» per cominciare le lezioni secondo il calendario. «Mandateci l'elenco di tutto ciò di cui avrete bisogno: quanti banchi, quante sedie, computer, cattedre, libri, quaderni, risme di carta, telefoni». Vale soprattutto per Maria Rita Pitoni, la nuova preside di Amatrice, e Patrizia Palanca della scuola di Arquata.

Anche ad Amatrice le ruspe sono già al lavoro per preparare il terreno alla ripresa scolastica. Se ne occupa la Protezione Civile di Trento che ha individuato un grande prato a San Cipriano, poco fuori dal centro del paese, dove cominciano ad arrivare le «aule modulari» che ospiteranno scuola materna, elementari, medie, e liceo Scientifico. Assicurano che i moduli di metallo saranno rivestiti di legno per rendere più calda e più bella la nuova scuola. E non hanno dubbi: «A metà settembre sarà tutto pronto».

LA SORPRESA
Alla riunione con la ministra Giannini c'è pure Maria Vincenza Bussi. Per sei anni è stata la preside della famigerata scuola Capranica di Amatrice, frantumata dal terremoto malgrado i lavori di adeguamento del 2012: «Noi eravamo certi che la scuola fosse sicura, tutto sembrava sistemato alla perfezione. Evidentemente era solo apparenza». Dentro ci avevano messo pure un sismografo e periodicamente venivano dei tecnici da Roma per verificarne il buon funzionamento: «Quasi una beffa del destino». Da oggi la preside Bussi è in pensione, ma la sua corsa non finisce qui: «Mi sono messa a disposizione volontariamente per dare una mano ai colleghi. Bisogna fare ogni sforzo perché tutto ricominci nel migliore dei modi». Al Capranica lo scorso anno c'erano 355 fra alunni e studenti. Prima della mattanza del 24 agosto le iscrizioni erano arrivate a quota 322. Non sarà facile convincere tutte le famiglie a non portare i figli altrove. E non sarà facile, per maestre e professori, fare i conti con le ferite interiori dei ragazzi.

L'ESPERIENZA
Maria Teresa Marinelli era e sarà l'insegnante di lettere alle medie. Il sisma s'è portato via sei suoi allievi. Ne recita i nomi e i cognomi: «Noi insegnanti dovremo darci una mano l'un l'altro e chiedere anche che qualcuno più esperto di noi ci aiuti». I bambini hanno conosciuto la morte e la distruzione, chi ha perso un genitore, chi un fratello, o un compagno di classe: «Ci vorrà molta delicatezza, molta attenzione per affrontare con loro il trauma». La scuola dovrà essere il posto dove riconciliarsi con la vita.

Mentre ruspe e carpentieri prepareranno la scuola, gli insegnanti di Amatrice per le prossime due settimane si ritroveranno ad Antrodoco, fuori dal cratere sismico. Contatteranno le famiglie degli allievi, proveranno a mettere in ordine carte e documenti recuperati dalle macerie della vecchia scuola, cercheranno di capire cosa fare e cosa dire quando la campanella tornerà a suonare. Maestri e professori di Arquata invece staranno nella tendopoli, a disposizione degli scolari, per giocare con loro, aiutarli a fare i compiti delle vacanze. Le peggiori vacanze della loro breve esistenza.