Scontro tra treni, capostazione di Andria: «Errore perché c'erano due treni fermi in stazione»

Scontro tra treni, capostazione di Andria: «Errore perché c'erano due treni fermi in stazione»
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Lunedì 18 Luglio 2016, 21:07 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 09:01

Il fatto di avere due treni fermi in stazione ad Andria avrebbe indotto a un automatismo il capostazione andriese, Vito Piccarreta, che ha ammesso davanti ai pm di aver fatto partire il treno diretto a Corato, che si è poi scontrato un altro convoglio provocando il disastro ferroviario del 12 luglio scorso con 23 morti. Lo si apprende da fonti investigative al termine dell'interrogatorio di Piccarreta di oggi durato oltre sei ore.
 

 


Il convoglio fermo ad Andria e diretto verso Corato - secondo le indagini - non doveva partire perché Piccarreta sapeva che da Corato era in arrivo un altro convoglio, che lui stesso stava aspettando in stazione. Piccarreta, quindi, dopo l'arrivo in ritardo di 23 minuti ad Andria del primo treno proveniente da Corato (l'ET 1642), avrebbe agito in base a un automatismo generato dal fatto di avere due treni fermi in stazione: ha alzato la paletta e ha fatto partire tutti e due i convogli, il primo verso Corato, l'altro verso Barletta. Questo alle 10.59.

Attorno alle 11.07, un minuto circa dopo il disastro, risulta dai tabulati acquisiti dalla polizia, il capostazione di Andria ha chiamato il collega di Corato e lo ha avvertito di aver dato la partenza al treno. A quell'ora nessuno dei due capistazione sapeva che c'era stato il disastro ferroviario.

Piccarreta ha poi disconosciuto l'alterazione fatta a penna sul registro di partenza del treno dalla stazione di Andria. Lo si apprende dal difensore, Leonardo De Cesare. L'alterazione riguarda l'orario di partenza del treno da Andria (alle 10.58) che si è scontrato con quello proveniente da Corato. Quello che è scritto sotto la modifica fatta a penna sul registro cartaceo non è leggibile.

«Io non ho scritto questo», ha detto Piccarreta ai pubblici ministeri non appena questi gli hanno mostrato il registro di viaggio della sua stazione che risulta alterato proprio con riferimento alla partenza del treno da Andria. I pm - a quanto si apprende - non hanno neppure chiesto a Piccarreta se fosse sua la correzione a penna, è stato lo stesso macchinista a disconoscerla appena gli è stato mostrato il registro. Dunque, secondo la versione difensiva, la modifica dell'orario di partenza del treno è posticcia, ma riporta comunque come orario di partenza le 10.59, orario in cui il capostazione dice di aver fatto partire il treno. Piccarreta, infatti, ha detto ai magistrati «di non avere dubbi» sul fatto che il treno sia partito da Andria alle 10.59. 

«Il capostazione di Andria, Vito Piccarreta, non mi ha avvisato che aveva dato la partenza al convoglio ET1021» che si è poi scontrato con il treno proveniente dalla direzione opposta, ha sostenuto invece davanti ai pm il capostazione di Corato, Alessio Porcelli, secondo quanto anticipato dal suo legale, Massimo Chiusolo. Porcelli ha detto anche che Piccarreta sapeva che da Corato erano in arrivo due treni, uno dei quali, l'ET1642, era appena arrivato ad Andria.

Porcelli, per meno di due ore, ha risposto alle domande dei pm tranesi e ha spiegato di non aver alcuna responsabilità nella tragedia. A quanto viene riferito dal difensore, i verbali di interrogatorio sono stati secretati dalla Procura. «Il mio assistito ha spiegato in dettaglio ogni particolare, ha risposto a tutte le domande», si è limitato a dire Chiusolo. I pm non hanno ritenuto di riconvocare in Procura per un nuovo interrogatorio o per un confronto con Porcelli il capostazione di Andria. 

 

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